mercoledì 30 dicembre 2015

Star Wars - La forza è ancora un po' assopita

Star Wars: The Force Awakens

Produzione USA|2015
Regia J. J. Abrams
sceneggiatura Lawrence Kasdan|J. J. Abrams|Michael Arndt
Con Daisy Ridley|John Boyega|Harrison Ford|Adam Driver|Mark Hamill|Carrie Fisher|Oscar Isaac

c'è qualche spoiler

lunedì 28 dicembre 2015

...nel frattempo ho riflettuto troppo su Mommy di Xavier Dolan


Produzione Canada|2014
Regista, sceneggiatore, co-produttore, montaggio, costumi (nient'altro???) Xavier Dolan

Con Anne Dorval|Antoine-Olivier Pilon|Suzanne Clément


!Attenzione presenti spoiler,
ma soprattutto divagazioni!

domenica 8 novembre 2015

Come se avessi visto molti "film d'azione/fantascienza": Edge of Tomorrow, Maze Runner

Continuo col riassumere brevemente le visioni di ottobre che non sono passate per il blog.
Qui abbiamo i film d'azione di genere fantascientifico o fantasy e di questo particolare gruppo si può anche aggiungere un “di bassa lega” a qualificare il tutto.
In realtà tra i titoli dovrebbe figurare anche Gravity che sono finalmente riuscita a recuperare, ma non mi sembrava davvero il caso di paragonarlo a questi. Quandunque ne parlerò altrove, lo farò altrove.

 

Edge of Tomorrow – Senza domani (Doug Liman, 2014)

Ingredienti: é quasi apocalisse da invasione aliena, forma di vita super intelligente con la capacità di controllare il tempo. Salvare il mondo diventa la priorità anche del più sprovveduto dei Tom Cruise.

Edge of tomorrow ha un problema di scrittura. Probabilmente lo script originale doveva essere molto simile a quanto ho riportato io stessa nella sezione ingredienti, cioè misero. E forse lo sceneggiatore pensava di potersi risvegliare e rivivere la stessa giornata più volte per scriverne una versione sempre migliore, perché la storia cigola davvero parecchio, ma cigola anche tutta la messa in scena: la struttura, i dialoghi, i personaggi. 
Pensandoci potrebbe essere stata anche un'operazione della serie “mettere una bella canottiera attillata a Emily Blunt e far salvare il mondo a Tom Cruise così la gente viene al cinema e noi tutti portiamo a casa la pagnotta". Eh vabbè! 
Però non facciamola più tragica di quel che è, si può guardare (a tempo perso) e ha questo aspetto intrigante del controllo del tempo che è reso malissimo, ma c'è e non è fatto male a livello tecnico. Come si usa dire “ci sta”.

Avviso ai naviganti: Non siate cattivi, in fondo a cervello spento si guarda volentieri.

Voto: 6.5

Maze runner - Il labirinto (Wes Ball, 2014)

Ingredienti: Un labirinto (ci mancava anche che non ci fosse il labirinto!), un gruppetto di ragazzini smemorati, zero colpi di scena.

"Però dovete promettermi che se vi fa schifo andiamo a vedere lo stesso il secondo?" E' così che ci ha minacciato la mia coinquilina mentre ci apprestavamo a vedere Maze Runner – Il labirinto ed è così che sono finita in mezzo all'infilata fatale, Maze runner 1 a casa e poi Maze runner 2 al cinema!
Questo primo film è insipido e noioso.
La trama non ha nulla di originale, ma non è questo il problema: aveva comunque qualche punto sfruttabile, soprattutto cinematograficamente, per farne uno young adult distopico standard, senza infamia e senza lode, come gli altri. Invece il film sbaglia completamente strategia, a partire dalla sceneggiatura piattissima, passando per un labirinto che doveva essere caratterizzato e messo al centro dell'attenzione, per arrivare a delle interpretazioni così così.
Dunque il film alla fine non ha nulla di accattivante nemmeno nel suo semplice genere che oggigiorno spopola tra i giovani e ne abbiamo avuti molti esempi recentemente.

Avviso ai naviganti: se questo vi avesse fatto schifo, non fatevi scoraggiare, il secondo è fatto meglio. (ci voleva poco dite? Confermo!)

Voto: 5-

Maze runner - La fuga (Wes Ball, 2015)

Come accennavo prima il secondo capitolo di questa saga è un po' più godibile del primo, anche se non sono sicura che sia il caso di usare l'espressione "film migliore".
Diciamo che La fuga ha dalla sua parte:
  • una serie maggiore di avanzamenti di trama (sì, l'ho chiamata trama)
  • personaggi che a lungo andare ci sono un po' più vicini, ma non per meriti loro che restano sul bidimensionale andante con poche eccezioni, bensì perché nostro malgrado ormai li conosciamo.
  • più ambientazioni, prese in prestito da svariati altri film, la città ad esempio è un mix tra Io sono leggenda e Divergent (trattenete l'entusiasmo!)
  • più azione (e sì, l'ho chiamata azione)
In conclusione? Penso persino che vedrò il terzo capitolo. Magari non al cinema. Per i miei parametri questo vuole dire che comunque qualcosa di decente c'è o alternativamente è il fatto che non mi abbiano ancora spoilerato il finale ad attrarmi (anche se probabilmente potrei scrivere io stessa il terzo script).

Avviso ai naviganti: Questa storia ha dei punti piuttosto controversi, a me proprio non piace. Ma anche valutando i film a prescindere dai miei gusti non siamo assolutamente dinanzi ad un capolavoro.

Voto: 6-




mercoledì 4 novembre 2015

The Walk. Tra arte e follia il cammino è breve

Produzione USA|2015
Regia Robert Zemeckis
Soggetto Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo (To Reach the Clouds), libro di Philippe Petit
Sceneggiatura Robert Zemeckis|Christopher Browne
Fotografia Dariusz Wolski
Musiche Alan Silvestri
Con Joseph Gordon-Levitt|Ben Kingsley|Charlotte Le Bon|Clément Sibomy|César Domboy|James Badge Dale

martedì 3 novembre 2015

Come se avessi visto molti "thriller": Prisoners, The Tall Man, The ledge

Torno al mio posticino su internet un po' vergognandomi e il motivo è questo:
Non commento, sono molto delusa da Sam! Ma ho tanta voglia di recuperare anche se poco tempo per farlo. Riuscirò a mettere due cifre di fianco a novembre? Chi vivrà vedrà.

Ho diviso circa per generi i film che ho visto nell'ultimo mese di cui non ho parlato ed ecco qui il primo gruppo. Ne parlerò molto brevemente.

Oggi si parla di thriller!

giovedì 15 ottobre 2015

Sopravvissuto – The Martian


The Martian

Produzione USA|2015
Regia Ridley Scott
Soggetto romanzo L'uomo di Marte di Andy Weir
Sceneggiatura Drew Goddard
Con Matt Damon|Jessica Chastain|Kristen Wiig|Jeff Daniels|Michael Peña|Kate Mara|Sean Bean|Sebastian Stan|Chiwetel Ejiofor

mercoledì 30 settembre 2015

Everest



Produzione USA|UK|Islanda|2015
Regia Baltasar Kormákur
Soggetto saggio Aria sottile|Jon Krakauer
Sceneggiatura Simon Beaufoy|William Nicholson
Fotografia Salvatore Totino
Montaggio Mick Audsley|Baltasar Kormákur
Musiche Dario Marianelli

Con Jason Clarke|Jake Gyllenhaal|Josh Brolin|John Hawkes
Robin Wright|Michael Kelly|Keira Knightley|Sam Worthington|Emily Watson

venerdì 25 settembre 2015

Inside out...sider che non sono altro!


(Se vuoi leggere anche il primo post su questo film clicca qui)

(giuro che dopo questo passo e chiudo XD )

Inside out è piaciuto, anzi stra piaciuto a tutti quanti. Io invece lo avevo liquidato con un semplice "bel film, divertente, ma non è nemmeno lontanamente all'altezza di certi capolavori passati", e dicevo questo prima ancora che uscisse in Italia e che tutti ne cominciassero a scrivere (io compresa) e prima ancora di poter buttare giù, nero su bianco, un commento che comprendesse anche le mie buone ragioni.
D'altronde mica avevo pensato di doverle dare le mie buone ragioni: lo giudicavo un film da guardare con leggerezza, per puro divertimento, e non una pellicola da sviscerare e scandagliare in ogni suo minimo dettaglio come fosse la cosa più trascendentale che la terra avesse mai visto.
Invece alla sua uscita in Italia ho sentito un unanime grido che diceva: capolavoro, rivoluzionario, commovente e profondissimo, il più istruttivo che la Pixar abbia mai realizzato! Non nego di essere rimasta un attimo confusa e di essermi chiesta a lungo cosa avessi visto io? Forse un altro film?
Quando tutti, ma proprio tutti, vanno in una determinata direzione faccio fatica a non pensare di essere contromano. Eppure ho scelto di rimanere col mio partito: per me non era un capolavoro, gli mancava qualche ingrediente di quelli fondamentali: era risultato insipido al mio palato.
Tuttavia credo di non essere riuscita a capire perfettamente cosa gli mancasse quando ne ho scritto la prima volta o quanto meno non credo di essere riuscita ad esprimerlo a chiari termini.
Cosa lo rendeva privo di quel mordente che un capolavoro deve possedere per poter essere definito tale?
Il contenuto. É manchevole nel contenuto, nella storia, nelle scelte narrative e dunque tutta la struttura è molto poco stabile.
Forse, volendo dare fiducia agli autori posso ipotizzare che il problema sia stato di voler mettere troppa carne al fuoco: un entusiasmo eccessivo nel cercare di ricreare un immaginifico universo della mente e personificare alcune emozioni ha portato a sacrificare la ricerca di una narrazione forte, solida, coerente e pregna di significato. Questo sarebbe stato sicuramente l'elemento base di un capolavoro se fosse stato presente.
Eppure tanti, troppi, hanno trovato Inside out profondo come pochi. Nello scorso articolo io invece avevo parlato di eccessiva semplicità e dello scollamento che appariva tra personaggi ed emozioni.
Se volete sapere la mia con più chiarezza, giungendo dritti al dunque: Inside Out fa un vero e proprio casino!
Parla principalmente di emozioni e di ricordi. Ma quanto è semplicistico ridurre a questo un essere umano, e ancor più una bambina ormai in odore d'adolescenza? É superficiale il modo in cui le emozioni guidano Riely, come se tutto dipendesse da loro, come se Riely non avesse alcun potere decisionale. É divertente, ma è davvero di poca altezza come concetto. É per questo motivo che pare quasi che ci sia uno scollamento tra personaggi ed emozioni. Il che è paradossale per un film che parla proprio di queste.
E sia chiaro che non avrei mosso questa lamentela se non fosse che tutti quelli che ne scrivono stanno facendo le più elevate discussioni filosofiche, se così non fosse stato a me sarebbe bastato dire che è una rappresentazione giocosa e spassosa.
Riely non mi pare più una persona emotiva appena so di quei cinque personaggini colorati che fanno casino nella sua mente. Che cos'è l'emozione se io non so nemmeno di provarla? Forse è l'istinto che è così, forse lo è la passione, o meglio l'ossessione, ma l'emozione è qualcosa che accompagna le azioni, al limite le personalizza, ma non le comanda.
Molti hanno parlato di elogio alla tristezza, di un film che in maniera rivoluzionaria, in un epoca in cui predomina la necessità di essere euforici, mette in chiaro il valore della tristezza nei confronti della gioia. Delle altre tre emozioni rappresentate invece si parla poco e niente.
Forse allora andiamo su concetti un po' più profondi per davvero, ma anche qui la solidità manca del tutto e un bambino non ne può certamente trarre più di quel che c'è effettivamente, come non può un adulto, a meno che non voglia partire da qualche spunto che il film dà per farne delle sue riflessioni personali. Legittimo, ma in questo caso il merito sarebbe tutto suo e non della Pixar o di Docter.
Penso che, a maggior ragione per un film d'animazione che si rivolge anche al target dei ragazzi, sia necessario capire dove porta davvero il film al di là delle mille possibili elucubrazioni filosofiche o poetiche. In che modo viene dato valore alla tristezza e alla malinconia?
I ragazzi di oggi non sono in grado di gestire nessuna emozione, figurarsi quelle vagamente difficili come la tristezza. É vero che la realtà della ricerca ad ogni costo dell'anestetico o dell'eccitante (in ogni accezione e declinazione possibile della cosa) è sempre più diffusa. É vero che a questo proposito sarebbe bello insegnare ai ragazzi che è legittimo anche sentirsi tristi, annoiarsi o essere noi stessi noiosi, che male ci sarebbe?
Ma ciò non può proprio scaturire da un film così costruito. Dunque non è questo il rivoluzionario elogio alla tristezza di cui tutti parlano.
La tristezza appartiene un po' a tutti quelli che non siano totalmente stupidi. Esiste, non c'è nulla da farci. Esiste e fa parte della gioia tanto quanto la morte fa parte della vita. Un errore sarebbe negarla, la cosa giusta è fare come ha fatto Riely, riconoscerla, ammetterla, dichiararla senza paura a chi ci vuole più bene. Tuttavia non è certo la tristezza a portare la gioia, al limite la forza con cui la affrontiamo. La forza che a volte in minima parte è nostra, ma molto più spesso ci viene da altri, altri che ci amano.
Inside out prova a dire di come a volte sia il nostro essere tristi ad aiutarci a trovare una relazione con gli altri e dunque a darci la gioia che questa comporta. Il concetto in sé è bello, anche se la ricerca della relazione viene completamente eclissata dalla personificazione delle emozioni e dalla scelta di renderle esclusivi piloti delle azioni della bambina. Inoltre è anche una verità da prendere con le pinze, non da elevare a saggezza universale, tant'è vero che io ci ho messo un “a volte” davanti. Perché è un discorso complesso.
Forse il malinconico ricordo di chi ci aspetta perché ci ama ci può fare alzare per andare nella giusta direzione, ma poi servono molte altre cose: quali il rispetto per la famiglia, il coraggio di tornare sui nostri passi e di ammettere la fatica e infine l'umiltà per chiedere scusa e chiedere aiuto.
Per cui a mio parere non è l'elogio alla tristezza la cosa essenziale, casomai l'importanza di restare uniti a chi ci vuole bene.
Si può dire che questo sia ciò che è accennato nel film. Il messaggio c'è ma non è trasmesso con forza, non con quella che tutti stanno acclamando. Il modo in cui questo film d'animazione cerca di raccontare una cosa piccola anche se importante non è nemmeno lontanamente paragonabile a come lo hanno fatto prima di lui certi mostri sacri dell'animazione e soprattutto le scelte contenutistiche sono davvero lacunose.
Eppure è questo che è stato acclamato capolavoro!
E io non riesco a farmene una ragione.

mercoledì 23 settembre 2015

Come quando hai voglia di vedere un buon film

La mia coinquilina questa mattina mi ha ricordato (prima ancora che potesse farlo Google con le zucchine) che oggi è già il primo giorno d'autunno.


Io a dispetto di ciò ancora non sono riuscita a mettere in campo nessuna delle novità che avevo previsto per questo povero blog.
Allora oggi, per festeggiare l'equinozio, ho deciso di buttarne là una!
Semplice semplice, eh! Ma ci tengo.

Consiste in questo:

Avete presente quando avete voglia di vedere un buon film? Quando avete voglia di vedere uno di quelli che ti lasciano senza parole?

Io ho voglia di conoscere film nuovi, o meglio, nuovi per me che sono un'ignorante patentata. Vorrei vedere alcuni di quei film importanti che io mi sono persa per età o per distrazione.
Quindi pensavo di chiedere a chiunque sia disposto a collaborare di parlarmi brevemente in un commento di un film del genere suddetto (anche solo due parole che lo descrivano nella sua unicità) e magari che sia un film che possa anche incontrare i miei gusti personali. Scrivetemi, se volete, anche perché pensate che debba lasciarmi senza parole. Ormai ho parlato di parecchi film, chissà se le mie preferenze sono un po' trapelate.

So che mi basterebbe leggere gli altri blog per scoprire nuovi film (cosa che infatti accade) ma con questo post chiedo un suggerimento personalizzato (che egocentrica) ;-)

Io non mancherò di ringraziare chi mi avrà consigliato un titolo e di commentare il film con un post una volta che l'avrò reperito e visto! Sono sicura che scoprirò tanti bellissimissimi film di cui non immaginavo nemmeno l'esistenza.

Tutto qui e BUON PRIMO GIORNO D'AUTUNNO. Alla prossima :)

sabato 19 settembre 2015

Inside out - due avverbi surclasseranno quello del 2009: Up?


Ero appena tornata carica di belle speranze e poi… mi ripresento solo dopo un mese. Succede! Ma rieccomi. 



Produzione Pixar Animation Studios|USA|2015
Regia Pete Docter
Soggetto Pete Docter|Ronnie del Carmen
Sceneggiatura Pete Docter|Meg LeFauve|Josh Cooley

giovedì 27 agosto 2015

Quando c'era Marnie - Io sono tornata, lo Studio Ghibli così così

Strana cosa il tempo. Avevo detto un mese di pausa e un mese di pausa ho fatto, ma devo ammettere che questo mese è durato troppo poco, trenta giorni fuggiti via, rincorsi e ora finiti... sob! Ero appena sparita, eccomi risbucare...


Scusate la citazione fuori luogo, non ho saputo resistere ;-)
Tornare è dura. Mi pareva quasi di non ricordare più niente: dal nome del carattere che utilizzo per scrivere alla password di accesso a google. Ma sono tutte scuse, è ora di ricominciare! Inoltre lasciatemi qualche settimana per assettarmi e poi ho intenzione di portare qualche novità su Come nei film. D'altronde evolversi è sempre un processo necessario, anche nel mondo virtuale, no?

Per inaugurare il ritorno del blog ho scelto di andare a vedere il nuovo e, si vocifera, ultimo film dello Studio Ghibli:

Quando c'era Marnie


Titolo originale Omoide no Mānī

Produzione Studio Ghibli|Giappone|2014
Regia Hiromasa Yonebayashi
Soggetto Hiromasa Yonebayashi|Keiko Niwa|Masashi Ando|dal romanzo di Joan G. Robinson
Character design e animatore Masashi Ando
Musiche Takatsugu Muramatsu su tema di Priscilla Ahn, Fine on the outside

Il mio primo approccio con lo Studio e con l'animazione giapponese in generale è piuttosto recente, potete leggere su questo blog di quando ho cominciato a recuperare e adorare i film di Miyazaki (effettivamente mi sono fermata in fretta, ma non perchè non mi piacessero). 
In questo caso però Miyazaki non centrava nulla, infatti lui ci ha salutato con Si alza il vento, e la sua assenza è parecchio evidente. In questo film mancava la favola, quella che, ormai ne sono sicura, nei maggiori successi dello Studio Ghibli era figlia dell'appena citato Maestro.
Comunque lo vogliate girare, Quando c'era Marnie non è né un film per bambini, né una storia per adulti, ma è una tristezza infinita: tre generazioni di piagnistei. A tratti è divertente nella sua melodrammaticità molesta, e questa non è cosa buona.

Protagonista del film è Anna, una ragazzina piuttosto sfortunata, orfana, che soffre d'asma e di vittimismo. Vive in città con la tutrice e un'estate viene mandata a stare da alcuni parenti che non aveva mai conosciuto prima in un villaggio vicino al mare, perché l'aria più salubre possa giovare al suo malessere. In questo luogo Anna scorgerà una villa abbandonata che le pare familiare e comincerà a curiosare. Qui incontrerà Marnie, una ragazzina bionda nonché una misteriosa apparizione. Grazie a lei Anna riuscirà a far riaffiorare dei ricordi infantili che nemmeno sapeva di possedere e così farà i conti col suo passato, con le sue radici, e tornerà a casa più felice e sentendosi più amata che mai.


La trama è tratta dal romanzo per ragazzi When Marnie Was There della scrittrice britannica Joan G. Robinson, che è datato 1967 e di cui non so altro, ma l'adattamento cinematografico ha senz'altro qualche problema. Anzi, è mia opinione che la cosa più scarsa di questo film sia proprio la storia, a pari merito con la traduzione italiana dello script che fa pena (ovviamente non ho idea di come possano essere i dialoghi originali, ma certe cose stridono tanto da far pensare ad un adattamento poco curato).
C'è da dire che una storia scarsamente esaltante può comunque essere valorizzata da una narrazione ricca di verve e sorprese e da personaggi diversificati e intriganti. Peccato che tutto questo manchi completamente. Ed é davvero un peccato perché in realtà questa stessa storia raccontata con un articolazione più complessa e dando un po' più di spessore alle relazioni tra i personaggi avrebbe potuto produrre un ottimo risultato, magari non un'opera per bambini, ma un buon film sì.
Gli unici personaggi che rischiano di mettere un po' di colore nell'uggiosità del racconto sono la coppia di zii che ospita Anna, ma restano sempre ai margini, e la bimba che arriva ad abitare la villa abbandonata sul finale, ma arriva appunto a tre quarti del film ed è decisamente troppo tardi.
Un'altra pecca, a mio avviso, è che tutta la prima parte dovrebbe essere sostenuta unicamente dalla relazione che si instaura tra Marnie e Anna, ma proprio quella era carente: si incontrano, si promettono amicizia eterna, ridono, si chiamano, si raccontano le loro disgrazie, fanno a gara a chi è più sfortunato e poi si compatiscono un po'. Tutto ciò è un tantino deprimente e le cose un tantino deprimenti non possono rifilarmele così, gratuitamente. Non approvo.
Ciò che rende il film comunque godibile è la bellissima animazione, che in un cartone animato è certo una parte rilevante, ma se nella narrazione manca la favola, manca tutto. Ci sono certi paesaggi illuminati dal tramonto che danno la stessa impressione che darebbero se fossero veri, la pioggia, Anna che si toglie le scarpe e cammina nell'acquitrino, la barchetta che sbatte sulla banchina, tutto dà la sensazione più giusta, in questo lo Studio Ghibli non si smentisce.
Altra cosa decisamente apprezzabile sono le musiche e con questo il film totalizza ben due elementi che lo portano alla sufficienza piena, ma di più, per come l'ho vissuto io, non può proprio avere.

giovedì 23 luglio 2015

Andata e ritorno, racconto hobbit... Blog in pausa

Questo blog mi sembra sia nato ieri ed ho già bisogno di una pausa!
In questa settimana pensavo che avrei preparato una bella riflessione di arrivederci, considerato che vorrei interrompere le comunicazioni per un mesetto avrei voluto una chiusura con stile. Poi l'ho anche preparata, ma oggi non sono proprio in vena di chiudere con quella. Ne ho conservato solo il titolo dal quale capirete che aveva sicuramente origine dal caro vecchio Signore degli anelli. Oggi mi sento solo di dire “ciao”. Che volete farci? Mi sento molto hobbit. Lo sciocco, il beone, il festaiolo, il fifone, il pigro, il mezzo uomo. Ma chissà poi che un giorno anche questo hobbit qui non possa fare qualcosa degno di quella grande storia che è la vita. Come il vero Sam...


Ma tornando a noi...
In questo mese estivo la cosa più importante che ho programmato è un cammino e dunque oltre al classico ciao vi vorrei lasciare l'auguro per un BUON CAMMINO, qualunque sia il vostro viaggio in questo momento mi auguro possa essere vitale anche laddove la vita è difficile da scorgere.

Con la fatica, la sete, la soddisfazione della meta raggiunta, gli incontri, gli scontri, la condivisione, l'essenzialità, la strada è sempre e comunque una grande maestra. Ovviamente non lo è lei, siamo noi che ci diamo la possibilità di farci toccare.
Io parto con molte domande, forse la parte sciocca di Sam spera di tornare con delle risposte, la parte intelligente di Sam, quella dallo spiccato senso critico, (ah dite che questa parte non l'avete ancora conosciuta? Bhe avremo tempo!) quella spera di tornare con delle domande migliori, quelle giuste, quelle che portano alle scelte vere.

Dunque... possa la strada alzarsi e venirvi incontro.*

a presto,
a dopo il 23 di agosto,

Sam

*da un'antica benedizione.

lunedì 20 luglio 2015

Non solo come nei FILM: musical! EVITA


Scusate, alcuni video hanno una pessima qualità, ma tanto il film dovete vederlo! ;-)

Nello scorso post si parlava di canzoni nei film e qui non ci allontaniamo molto dall'argomento perché sabato ho visto un bellissimo musical al Teatro Comunale di Bologna. Lo ha messo in scena una compagnia della scuola professionale di musical BSMT. Dunque non erano professionisti ma sono stati davvero bravi e perciò mi auguro e immagino che molti lo saranno presto e a pieno titolo.

Il musical è una magia!
Veramente.
Tanto che io ho capito che è magico, ma siccome l'ho capito da popolana ignorante, non saprei spiegare qual'è il trucco. So solo che la musica e il canto si spiegano sempre meglio, che ti entrano dentro e sono per loro natura più memorabili, so che li ascolti mettendoti in una relazione diversa rispetto alla semplice prosa che resta comunque imprescindibile nel panorama artistico.
L'opera musicale rischia di farmi innamorare più di quanto non possa fare un film. É un genere che mi appartiene molto e quanto vorrei farne parte un po' di più! 
Un po' come Eva Duarte voleva far parte di B.A., Buenos Aires, Big Apple. E lei è arrivata a farne parte, oh se ci è arrivata! Tanto che il compositore Andrew Lloyd Webber e il suo collaboratore Tim Rice alla sceneggiatura hanno pensato di fare un musical che parlasse proprio della vita di questo iconico personaggio argentino: Evita, diminutivo spagnolo di Eva. 
Evita fa parte di quella rosa di musical di Webber che è quasi impossibile non conoscere: Jesus Christ Superstar, Cats, The Phantom of the Opera, Evita, almeno una canzone di ognuno di questi ha fatto il giro del mondo ed è stata reinterpretata in tutte le salse.
Di questa bella opera (come anche delle altre tre citate) per fortuna di chi non ha avuto la possibilità di vederlo a teatro c'è un'ottima trasposizione cinematografica, interpretata dalla strepitosa voce di Madonna nel ruolo di Evita e dal fascino di un giovane Antonio Banderas (che ogni tanto qualche passo di tango nel mulino potrebbe anche regalarcelo) nel ruolo di Che, uomo del popolo che non si lascia irretire dalle belle parole e oltre a fungere da narratore della storia rappresenta la critica a tutte le mosse di Evita

Eva ha origini umili, ma fin dalla tenera età matura l'ambizione di diventare una star e passando da un amante “utile” all'altro riuscirà a trasferirsi a Buenos Aires nel 1935 e ad ottenere infine un programma radiofonico e poi sempre maggior successo e visibilità.

Questa canzone racconta la parte dolorosa di quel modo di farsi strada nella società che Eva sceglie, o forse l'unico possibile.
Al contrario qui Eva è entrata completamente nella parte e gli amanti sono davvero solo uno strumento per raggiungere i suoi obiettivi.
 
Nel '43 vi fu un colpo di stato militare al quale tra gli altri partecipò Juan Perón che una sera incontrò Eva e da quel momento in poi le loro ascese procederanno insieme.


Eva lo aiutò a farsi benvolere dal popolo fino a diventare lei stessa eroina dell'Argentina.

Un discorso di Evita alla folla, nonchè il brano più noto dell'opera. Le sue parole sono una vera e propria dichiarazione di amore per il popolo.
Che parla ad Eva mentre lei balla con suo marito Peron, le ricorda di essere giovane, le ricorda da dove proviene, le dice di stare attenta, cadere da così in alto fa più male. Lei lo mette a tacere con una tagliente semplicità.
Evita va in europa, è decisamente l'apparenza che conta per essere amati e ammirati!

La vita di Evita Peron fu molto presto interrotta dalla malattia e dopo la sua morte il popolo argentino la pianse e la venerò come una santa.

Questa canzone fu scritta da Webber appositamente per la versione cinematografica a raccontare il momento in cui Eva scopre la sua malattia e capisce di rischiare di non essere più "utile".

venerdì 17 luglio 2015

Canzoni nel cinema: Music tag geneticamente modificato

Kris Kelvin di SOLARIS, mi ha invitata a partecipare ad una catena troppo bella per poter resistere! Ha origine presso il blog GHB Memories.


La cosa ha le seguenti regole:
  • scegliere almeno cinque tracce musicali (o più) che rispecchino emozioni e stati d'animo in positivo;
  • Taggare almeno cinque blogger (o più) e avvisare di averli taggati;
  • Citare il blog creatore dell'iniziativa;
  • Spiegare anche brevissimamente i motivi delle proprie scelte.

mercoledì 15 luglio 2015

Looper e il caso dello scambio di titoli con Predestination

Produzione USA|2012
Regia e sceneggiatura Rian Johnson
Con Joseph Gordon-Levitt|Bruce Willis|Emily Blunt|Paul Dano

mercoledì 8 luglio 2015

Predestination - tutti predestinati ad amare questo film?


Produzione Australia|2014
Regia Michael e Peter Spierig
Sceneggiatura Michael e Peter Spierig
Soggetto Robert A. Heinlein
Con Ethan Hawke|Sarah Snook

martedì 7 luglio 2015

Boomstick Award


Per chi non sapesse chi è, Sofàsophia è una blogger che ha decisamente sovrastimato l'incostante Sam di Come nei FILM e le ha già detto fin troppe buone parole. Che poi mi imbarazzo...
Passate dal suo blog dove la troverete a condividere in allegria con voi tutto quanto possa interessare il buon cultore della filosofia del divano: libri, film, serie tv, programmi tv, canzoni... e chi più ne ha più ne metta.
Fatto sta che mi ha passato il Boomstik Award che parte dal blog Book andNegative e per dimostrarle quanto io sia immeritevole e pigra anziché spiegare di cosa si tratti vi rimando al suo post in cui lo spiega lei egregiamente. (ho dato una dimostrazione abbastanza chiara della mia indolenza, nevvero?) ;-)

Ecco le regole della catena di Awards:

  • I premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore.
  • I post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione.
  • I premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto.
  • È vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle.


Ed ecco i blog a cui vorrei passare la palla:


Ilbuio in sala, perchè dalle sue parti fiorisce spontaneo il confronto! Sarà qualcosa nell'aria virtuale del suo blog?

L'Ardua Sentenza, per il suo entusiasmo e perché sta cercando di integrarsi quaggiù e spero che questo gli faccia guadagnare qualche lettore in più.

Viaggiando(meno), perché la sua verve, che non manca mai in nessun post, è invidiabile!

Mr Ink: diario di una dipendenza, perché legge troppo! Mi fa venir voglia di segnarmi un milione di titoli.

Delicatamente Perfido, perché nei suoi post trovo sensibilità e modestia. E mi fa tanto ridere la sua presentazione "...semmai sono una testata".

La Bara Volante, perché con le sue rubriche mi fa venir voglia di segnarmi millemila film che mi mancano, e perché è il commentatore numero uno di ogni blog!

Lacollezionista di biglietti, perché il suo blog trasuda organizzazione e puntualità, quelle che vorrei tanto avere anch'io!

lunedì 6 luglio 2015

Recuperi doverosi: Memento (Christopher Nolan|2000)



Produzione USA|2000
Regia Christopher Nolan
Soggetto racconto di Jonathan Nolan
Sceneggiatura Christopher Nolan
Montaggio Dody Dorn
Con Guy Pearce|Carrie-Anne Moss|Joe Pantoliano|Stephen Tobolowsky|Harriet Sansom Harris