Produzione
Australia|2014
Regia
e sceneggiatura
Jennifer
Kent
Con
Essie
Davis|Noah
Wieseman
Uscirà
in Italia il 15
luglio 2015
PICCOLI
SPOILER
Il
dolore è sicuramente uno dei mostri più spaventosi per
qualunque essere umano. A volte è un fatto fisico e più spesso è
un incubo spaventoso che non ti lascia in pace, un nodo alla gola che
niente può sciogliere, una creatura obbrobriosa di cui non ti puoi
liberare che piano, ma inesorabilmente ti rende sempre più simile a
lei.
Angoscia,
disperazione, afflizione sono tra gli argomenti più trattati da
qualunque forma di espressione artistica, ma sono anche tra i più
difficili. Si dice che sia un problema insolubile definire l'amore,
ma forse dibattere di dolore è peggio. Non siamo bravi a parlarne
tanto quanto non siamo bravi a gestirlo nella nostra vita. Il motivo
è che più dei morsi dell'amore, temiamo la
sofferenza, il mostro che si nasconde dietro alla
perdita di una persona cara, dietro al fallimento, alla solitudine,
alla morte, alla malattia e alla vista di un mondo che è tutto da
cambiare. Abbiam paura del dolore acquattato dietro alle piccole e
grandi sfide che ci lancia la vita, perché con lei è sempre un
combattimento all'ultimo respiro e perderlo è questione di un
istante.
Nel
cinema spesso trattano l'argomento i film drammatici, ma altrettanto
frequentemente scadono nell'esibizione e spettacolarizzazione del
dolore, nel pietismo, che è sicuramente una mossa economicamente
valida, perché il pubblico ama piangersi addosso, ma non sviscera il
tema, ci porta solo con ipocrisia ad approvarlo.
A
volte provano a metterlo in campo addirittura le commedie, ma non è
facile trattar temi seri coi toni leggeri di una commedia e quindi il
risultato, salvo eccellenti eccezioni, non è in grado di raccontare
più di tanto seppure può riuscire a fendere la superficie della
questione.
In
questo caso la regista sceglie di parlarcene con un film dell'orrore
che non è solo un film dell'orrore. La sua è una scelta
molto interessante, logica se pensiamo che parlare di dolore è
parlare di un mostro e di uno tra i più oscuri.
Protagonisti
di The Babadook sono una madre e suo figlio di sei anni. La
donna ha perso il marito proprio nel momento in cui stava per dare
alla luce il loro bambino e questo è l'incubo con cui è costretta a
convivere. Ogni compleanno sarà celebrato accanto all'ingombrante
assenza di un compagno di vita che è morto proprio in quel giorno
dell'anno.
Anche
il piccolo è perseguitato dagli incubi e costruisce armi meccaniche
super tecnologiche per difendere sé stesso e la madre dai mostri che
pensa possano intrufolarsi in camera sua. Questo mi ha ricordato
moltissimo il mio libro preferito di quando ero piccola (che è
tuttora il mio libro preferito in effetti): Brutti sogni in
ripostiglio.
Si dà il caso che anche The
Babadook sia il titolo di un libro per bambini dove un
mostro spaventoso esce dal ripostiglio, ma il finale di
quest'ultimo non ha nulla a che vedere col mio amato Brutti sogni
in ripostiglio. Infatti chi lascia entrare il Babadook non se ne
può più liberare.
Il
libro compare misteriosamente sullo scaffale del bambino e sarà
quello l'inizio di tutto. Il piccolo combattente di mostri comincerà
a sentirsi perseguitato
dal Babadook e presto la
madre arriverà a pensare che questo mostro non sia solo frutto della
sua immaginazione.
The
Babadook è
un buon film ed è il tipo di horror che piace a me, quello che
accanto al tentativo di inquietare mette un buon dramma, una trama
interessante e personaggi approfonditi nei loro lati più oscuri,
cosa in cui questo genere può dare il meglio di sè.
Di
questo film ho apprezzato l'interpretazione di Essie
Davis, davvero brava. Mi è piaciuto il mostro nel suo apparire prima
innocuo, disegnato coi gessi su un libro per bambini, poi mutevole e
sempre più pericoloso e inquietante. C'è
un'attenzione hai dettagli indispensabile alla buona riuscita del
film che usa modi assolutamente non banali.
Ho
amato molto la struttura
che Jennifer Kent dà a questa narrazione. All'inizio è un complesso
meccanismo di indizi che ci fanno capire che qui il mostro non è
solo quella creatura malefica necessaria ai fini della costruzione di
un film dell'orrore, ma è una vera e propria metafora
della depressione della protagonista.
Poi,
nel momento in cui un film drammatico avrebbe quasi certamente
fallito il colpo, ossia quello in cui la sceneggiatrice vuole
mostrare cosa può portare a fare il dolore, la metafora inizia a
svanire e in un crescendo di ritmo e di inquietudine lo spettatore
non può più distinguere la realtà dall'incubo perché l'incubo
diventa reale e il film
assume i toni orrorifici che prometteva.
Arrivati
a questo punto i temi sono così forti che creano un momento di
cinema inquietante davvero riuscito.
La protagonista ha fatto entrare
il Babadook, ossia si
è completamente lasciata sopraffare dal dolore per il suo compianto
compagno e quello che arriverà a fare e a tentare di fare è
tremendo. Ma una promessa
la salverà. Una promessa
che si erano scambiati lei e suo figlio: “Io ti
proteggerò se tu prometti di proteggere me”
Il
loro proteggersi reciproco
sarà davvero indispensabile e arriverà nel momento in cui uno
sciocco patto fatto con un bambino che non voleva dormire sembrava
l'ultima cosa in grado di salvare la situazione e invece sarà
l'unica a riuscirci.
Il tocco
delicato con cui viene
rappresentato questo aspetto è stato cosa davvero gradita che porta
poi ad un finale molto
bello che riesce a farci
riapprodare nella metafora e allo stesso tempo rimanere
nell'immaginifico.
Il
finale ha un difetto che però non riesce a far perdere d'attrattiva
al film: arriva all'improvviso e si esaurisce troppo in fretta, cosa che va
nettamente in contraddizione col suo ancora ampio contenuto narrativo. Babadook
non è vinto, ma ha perso
potere, ora la protagonista l'ha capito, lei può dargli forza e
togliergliela a suo piacimento. Ormai Babadook esiste e bisogna
conviverci, ma ora che l'ha conosciuto non gli fa più paura e il
mostro torna nell'ombra
dove molto probabilmente rimarrà a lungo. Ora che l'ha conosciuto lo
può affrontare da sola e quando suo figlio sarà più grande
insegnerà anche a lui come prendersene cura. Perché il
dolore è parte della vita
così come della vita è parte la gioia. Se siamo bravi e ci facciamo aiutare da chi ci promette di farlo possiamo scegliere quale
chiudere nel ripostiglio e quale portare a letto con noi.
Mi
permetto di consigliarvi una bella ballata, giusta conclusione di
questa mia piccola riflessione:
Ho conosciuto il dolore (cliccaper ascoltare)
Ho conosciuto il dolore,(di persona, s'intende)
e lui mi ha conosciuto:
siamo amici da sempre,
io non l'ho mai perduto;
lui tanto meno,
che anzi si sente come finito
se, per un giorno solo,
non mi vede o non mi sente.
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo,
quando gli dò di gomito,
quando gli dico in faccia:
"Ma a chi vuoi far paura?"
Ho conosciuto il dolore:
ed era il figlio malato,
la ragazza perduta all'orizzonte,
il sogno strozzato,
l'indifferenza del mondo alla fame,
alla povertà, alla vita…
il brigante nell'angolo
nascosto, vigliacco, battuto, tumore
Dio, che non c'era
e giurava di esserci, ah se giurava di esserci….e non c'era
ho conosciuto il dolore
e l'ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tremare,
per farlo impallidire,
per farlo tornare all'angolo,
cosi pieno di botte,
cosi massacrato stordito imballato…
cosi sputtanato che al segnale del gong
saltò fuori dal ring e non si fece mai più
mai più vedere
Poi l'ho fermato in un bar,
che neanche lo conosceva la gente;
l'ho fermato per dirgli:
"Con me non puoi niente!"
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno
di essere condannato al suo mestiere
condannato al suo dolore;
l'ho guardato negli occhi,
che sono voragini e strappi
di sogni infranti: respiri interrotti
ultime stelle di disperati amanti
-Ti vuoi fermare un momento?- gli ho chiesto -
insomma vuoi smetterla di nasconderti? Ti vuoi sedere?
Per una volta ascoltami!! Ascoltami
…. e non fiatare!
Hai fatto di tutto
per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un'ombra sottile sfiorente,
appena-appena toccante,
e non hai vie d'uscita
perché, nel cuore appreso,
in questo attendere
anche in un solo attimo,
l'emozione di amici che partono,
figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo
e tu, mio dolore,
non conti un cazzo di niente
Ti ho conosciuto dolore in una notte di inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno
Ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo….e tu non sei un cazzo di niente!
Roberto Vecchioni
Una meraviglia, questo film.
RispondiEliminaMi ha emozionato - completamente - un mondo.
Vero! Particolarmente emozionante, soprattuto per i temi!
EliminaInsieme a It Follows sembra essere l'horror dell'anno.
RispondiEliminaIo ancora non li ho visti, ma non so se riuscirò a resistere nel frattempo che escano in Italia.
It follows non l'ho visto! Credo mi piacerebbe meno. Questo merita!
EliminaIt Follows l'ho schifato, inutilissimo.
EliminaDa quel che ne ho letto non è proprio il mio tipo ;)
EliminaAnch'io sospetto mi piacerebbe meno, ma se avrò tempo e ispirazione lo recupererò di sicuro! :)
RispondiEliminaPiù bell'horror visto lo scorso anno. Brividi!!
RispondiEliminaE non solo horror! :)
EliminaPiaciuto un botto pure a me! Ottima analisi :)
RispondiEliminagrazie :)
EliminaUno dei migliori horror degli ultimi anni, forse perchè horror non è propriamente.
RispondiEliminaBravissimi i due protagonisti, anche se, considerate le aspettative, io l'ho trovato leggermente inferiore a quello che lasciavano presagire le recensioni.
è piaciuto anche a me proprio per quello!
EliminaFortunatamente non avevo particolari aspettative, mi ispirava e basta.
Io ancora non l'ho visto e penso che non me lo lascerò affatto scappare!
RispondiEliminaDopo la delusione di Insidious poi...
Insidious non è passato tra i film che voglio vedere. Questo merita una visione! :)
EliminaUscirà a breve nelle sale e non vedo l'ora di guardarlo dato che tutti ne parlano più che bene.
RispondiEliminaParticolare e bello! E con gli horror sono pignolissima io: nella lista di quelli che mi piacciono ce ne sono ancora pochi. ;)
EliminaIl Babadook non regge il confronto col calderone che ribolle nell'animo della madre. Fa molta più paura questo, che non l'entità oscura che passeggia di notte nei corridoi dell casa.
RispondiEliminaBellissimo film, splendido dramma travestito da horror.
Esattamente, è questa la particolarità e la bellezza del film. Il mostro che appare è il tradizionalissimo uomo nero, il mostro che racconta se seguiamo la metafora è tremendo ed è reale.
EliminaAssolutamente d'accordo ;)
EliminaGran bella recensione Sam, complimenti.
RispondiEliminaE proprio nelle prime righe dici una cosa decisiva, un "nodo alla gola".
Credo sia la metafora perfetta ripensando al gesto continuo che fa la madre e a quel vomito finale.
Brava, molto intelligente e profonda
Grazie mille!
EliminaVero, la metafora è davvero curata fino al più piccolo dettaglio. Molto bello
A me da questo film ha allontanato di brutto il bambino,odioso dalla prima all'ultima scena,e la madre mi ha troppo ricordato la mia(che pure non aveva la scusa di traumi simili per comportarsi come ha fatto),dandomi una sensazione di angoscia e agitazione davvero fastidiose.
RispondiEliminaCerto che lei è proprio brava,però.
bhe i traumi non sono poi una scusa, sono solo traumi... il film non raccontava nulla di facile per svariati motivi, il tuo poteva essere uno di questi, capisco che non fosse per tutti!
EliminaNon è mica colpa del bimbo, lo hanno scritto così ;D