“La
vita, dopotutto, era come l'aria. Will, ormai, non aveva più dubbi
al riguardo. Sembrava che non ci fosse alcun modo di lasciarla fuori,
o tenerla a distanza, e tutto quel che poteva fare al momento era
viverla e respirarla. Come la gente riuscisse a tirarla dentro i
polmoni senza soffocare, per lui era un mistero: era piena di
pezzettoni.”
Io
amo i film e questo blog si chiama giustamente Come nei FILM, ma c'è
da dire che non di soli film vive l'uomo e dunque anche Sam
quando riesce a richiamare all'ordine quel minimo livello di
concentrazione necessario si mette alla ricerca di qualcosa da
leggere. Solitamente mi posso limitare a pescare sul comodino
dove sedimentano da tempo immemore alcune delle letture desiderate e
mai cominciate. Per questa volta mi è capitato in mano Un
ragazzo, romanzo
dell'autore inglese Nick
Hornby, conta
meno di 300 pagine e il titolo originale è About
a boy,
omaggio alla canzone dei Nirvana About a girl.
Questo
primo giro di pesca miracolosa sul comodino delle meraviglie mi ha
regalato una lettura breve ma intensa e decisamente piacevole, sicché
ora ne blatero un po'.
Se ricordate quel che si diceva qui
per The babadook saprete che penso sia molto difficile
raccontare certe cose della nostra vita di esseri umani coi toni
della commedia. Un ragazzo tuttavia è la prova che non è
comunque impossibile e che anzi può produrre risultati degni di
nota. Questo romanzo è una delle eccezioni che confermano la regola
e lo deve al suo autore Nick Hornby che può decisamente considerarsi
un raro esemplare poiché possiede e sa usare al meglio due
armi imprescindibili per chiunque voglia rimuginare sulla
vita (citando un'espressione usata nel libro) che sono ironia
e sarcasmo. Aiutano: permettono di arrivare al dunque senza
essere prolissi, di scavare a fondo senza diventare pesanti, di
sopraffare il peso delle cose prima che quello sopraffaccia noi.
Questo
libro gira attorno o si tuffa addirittura a capofitto dentro temi
quali
il suicidio, l'amore, l'amicizia, la famiglia, genitori e figli, la
separazione, la moda, in particolare musicale, i fan, il confronto
tra due generazioni o il bullismo e la droga e ne esce composto come
quando ci si è gettato. É una dote decisamente lodevole questa.
Hornby
procede dandoci a capitoli alterni il punto di vista
dei due protagonisti. Uno è Will, un uomo a metà tra
i trenta e i quarant'anni che è abituato a non fare nulla di “serio”
dalla mattina alla sera perché possiede una rendita assicuratagli da
un bizzarro successo del padre. Inoltre è uno che non si fa il
minimo scrupolo, se non quello di dover avere qualche seccatura
legata alla messa in scena, a fingere di essere un padre single e
intrufolarsi ad una riunione per genitori di tal fatta con l'unico
obbiettivo di accalappiare una donna sola e un po' disillusa perché,
lui dice, sono facili prede. Poi c'è Marcus, un ragazzino
appena entrato nell'adolescenza, sempre involontariamente sarcastico
nel suo parlare schietto e completamente inconsapevole di cosa essere
sarcastici possa significare. Vive all'ombra di una mamma
ingombrante. Ergo per cui vive molto all'ombra.
Nella
mente del lettore i personaggi appaiono vividi e definiti,
probabilmente per quel modo di descriverli dell'autore: gli sceglie
primariamente uno stile identificabile, un modo d'essere e descrive
quello, le caratteristiche dell'aspetto saltano fuori poi a spizzichi
e bocconi e questo ritrarli a tratti grossi ne produce un'immagine
molto in fretta. È una cosa apprezzabile in un romanzo, quantomeno
in una lettura contemporanea, te lo rende subito familiare e non fai
nessuna fatica ad entrare nel vivo del racconto.
E
il racconto in questo caso ti porta in molti luoghi. Tramite
l'incontro tra Will e Marcus, così diversi eppure così uguali,
l'uno ostinato a non voler mollare il ragazzo che ha in sé e l'altro
inconsapevolmente incaponito nel non volerlo tirar fuori, Hornby ci
porta nella mente di un ragazzo. Di uno che in realtà sono
due che in realtà sono tanti, che forse poi sono tutti.
“I
feel stupid and contagious
Here
we are now
Entertain
us”
La
prima riflessione che mi ha colpito è venuta da Marcus, che dà voce
ad un bambino con i genitori separati e che si accorge con estrema
lucidità di come nella vita sia estremamente pericoloso rimanere
solo in due. É ovvio, è una questione di numeri e di
probabilità. Se si è in due, la probabilità di rimanere fregati in
caso anche uno solo decidesse di dare di matto è del 100%. Il perché
uno dovrebbe decidere di dare di matto nella mente di un bambino non
è rilevante, l'importante è avere intorno più persone possibile.
Ed è vero, lo scopriranno entrambi i protagonisti, per quanto sia
difficile, la gente ha bisogno degli altri ed è solo grazie a loro
che può guadagnare qualcosa di valore da poter spendere nella
propria vita.
Tuttavia,
come comprende bene Will alla fine del libro, per guadagnare
qualcosa spesso bisogna perderne un'altra. Finché rimaniamo
completamente chiusi su noi stessi, egoisti di noi, ingordi della
vita, ma della nostra vita, come se tutto ci fosse dovuto dal momento
che siamo nati, anche la felicità, allora non guadagneremo mai
nulla. Quando ci scopriamo, quando gettiamo via alcune difese, un
piccolo spazio si apre dentro di noi e lì possiamo accogliere
l'altro che ci farà più ricchi, più felici; insomma con l'altro
dentro di noi sì che ce la possiamo cavare.
Il
rapporto tra Marcus è Will è una miniera di bellezza anche se alla
fine si può dire che non abbiano fatto molto di più che guardare la
TV. Ad un certo punto si scoprono quasi padre e figlio, figlio e
padre. Perché alla fine un ragazzo è un figlio, ma non sa niente di
cosa voglia dire essere figli finché non diventa padre a sua volta.
É questo un altro elemento essenziale per guadagnare qualcosa nella
vita e punto ampiamente battuto in questo romanzo: l'importanza di
una relazione sincera, alla pari, vera, tra generazioni.
Altro
gioiellino del libro sono le due riflessioni sul "senso della
vita" e su chi si riempie
la bocca di questa ambigua espressione e sulla differenza
tra amicizia e amore.
Sarà
solo il sesso a cambiare le cose? Marcus è ancora abbastanza bambino
da intuire che ci dev'essere qualcosa di più e Will è abbastanza
sincero da ammetterlo: ama una donna e la vuole toccare, ma se
potesse averlo si accontenterebbe di quel poco che poi è molto che
vorrebbe Marcus. Ecco dove sta quel qualcosa di più.
“Voglio
stare di più con lei. Voglio stare sempre con lei, invece che solo
quando la incontro per caso. (...) voglio Ellie tutta per me. E
voglio dirle le cose per primo, prima di dirle a chiunque altro,
anche a te o a mia mamma. E non voglio che abbai un altro ragazzo. Se
potessi avere tutto questo non mi importerebbe di toccarla o meno.”
In
definitiva Un ragazzo parla
di cose della vita
e lo fa con uno stile che parla quanto i suoi contenuti. Tutto è
contestualizzato in un tempo preciso e i continui riferimenti
alla cultura
musicale ne danno
testimonianza oltre ad essere un valore aggiunto non irrilevante su
cui si potrebbe aprire un altro capitolo di commenti, tuttavia non è
questo il post e non è questa l'autrice di post in grado di farlo.
Nemmeno
il film che
è stato tratto da questo romanzo nel 1994 è stato molto capace di
riportare questo aspetto sul grande schermo. Molte delle cose belle
del libro vanno perse, forse in una logica di attualizzazione o forse
nell'idea di non poterle trasporre con lo stesso spirito ironico
senza snaturarle un pochino. Ma anche questa è un'altra storia che
passerà forse in un altro post.
Per
me questo libro è un 8/9,
pieno, meritatissimo.
Sto leggendo Hornby proprio in questo periodo.
RispondiEliminaUn Ragazzo era tra i miei propositi visto che avevo apprezzato About a Boy, ma purtroppo non l'ho trovato.
In compenso dopo aver letto Febbre a 90°, Alta Fedeltà e Non Buttiamoci Giù, posso dire che è molto bravo a narrare il quotidiano attraverso dei personaggi disillusi e spesso in bilico tra il fallimento e la normalità.
I suoi personaggi sono spesso sgradevoli ed infantili, ma terribilmente veri.
Il tutto condito da un tono tra il sarcastico e l'ironico che rende le sue storie scorrevoli come non mai.
È bravo, ma credo che dopo Un Ragazzo non andrò oltre.
Mi sembra che bene o male, nonostante le storie ed i personaggi diversi di ogni storia, alla fin fine esprima sempre gli stessi concetti.
infatti forse il tuo post su febbre a 90 ha influenzato la mia decisione di mettermi a leggere proprio questo, che avevo sul comodino da un pezzo!
EliminaOra sto leggendo Alta fedeltà e comunque, come te, avendo visto anche il film di Non buttiamoci giù, penso che sia un autore che ritorna sempre sugli stessi temi. Questo è stato una lettura piacevole, poi vedrò se proseguire con lui ;)
Mi fa piacere, da blogger letterario, leggere queste tue parentesi sui libri, e spero siano più frequenti. Vai così.
RispondiEliminaAnch'io, purtroppo, mi vergogno ad ammettere che Hornby non l'ho mai letto, ma quest'estate rimedierò e partirò da qui.
Un ragazzo tornerà in libreria, e costerà solo cinque euro. Come dire di no, nonostante conosca a memoria il film? :)
Chissà, sarebbe bello che lo fossero!
EliminaCerto a 5 euro è un'occasione imperdibile, anche se io sono più il tipo da biblioteca e compro molto poco.
Il film l'ho visto tempo fa e quindi dovrei rivederlo per parlarne con cognizione, ma mi pare che lasci da parte alcuni aspetti che del libro mi sono piaciuti molto! QUando lo rivedrò saprò dire di più. ;-)
So che il film finisce molto prima - alla scena del saggio del bimbo, non so se ricordi. Hugh Grant cantava, stonatissimo, Killing Me Softly con un minuscolo Nicholas Hoult :)
EliminaScena che nel libro manca. E una cosa interessante del libro sono i riferimenti a film e musica. Il riferimento al suicidio di Cobain nel film mi pare non ci fosse. Ma effettivamente ho vaghi ricordi. Lo rivedrò :)
EliminaForse il film è ambientato in anni successivi. Attendo il tuo confronto - e soprattutto di comprare il libro. Magari proprio domani!
EliminaAllora io attenderò la tua recensione ;-)
EliminaPure io ci ho messo un po' a leggerlo! Ora lo consiglio anch'io! :)
RispondiEliminaCiò che scrivi è molto interessante, ma ho un serio problema con i romanzi di Horby: non riesco ad andare oltre le prime tre pagine. Un giorno dovrò risolvere a tutti i costi questo problema. E di questo romanzo non ho visto nemmeno il film.
RispondiEliminaSuccede coi libri! Poi magari viene il giorno in cui non riesci a fermarti. Misteriosamente.
EliminaIl film non lo ricordo bene, mi era piaciuto, ma gli mancava qualcosa, forse era poco incisivo, cosa che il romanzo non è.
Io amo quest'uomo. Mi manca questo romanzo, ma mi hai messo una voglia tale di leggerlo che se ce lo avessi anch'io sul comodino... Hai presente quei momenti in cui i suoi personaggi sono a metà tra il flusso di coscienza e il totale distacco? Ecco, quei momenti sono io, quei momenti siamo noi. A dispetto di Palahniuk (altro autore che adoro), credo che Hornby sappia descrivere davvero la nostra società. È vero che spesso reitera gli stessi temi, ma è vero anche che noi siamo sempre gli stessi. Ho adorato anche Non Buttiamoci Giù, che praticamente ho regalato a tutti per anni. Ogni tanto mi viene persino voglia di rileggerlo, ma ho quattro fogli protocollo fitti fitti di titoli presi da Mr. Ink per cui difficilmente lo farò.
RispondiEliminaScusa il papiro. :-)
figurati, grazie per il papiro ;)
EliminaTe lo presterei volentieri potendo. Io ho letto solo questo e sono d'accordo sa raccontare l'umanità di oggi o comunque parte di essa. Palahniuk non l'ho mai letto (troppe cose non ho mai letto!) me lo segno.
Di non buttiamoci giù ho visto il film e come film gli manca un pò di mordente, magari lo leggerò con calma. E sì, infondo siamo sempre gli stessi, nel senso che qualcosa rimane, sempre e comunque :)