venerdì 19 giugno 2015

Non solo Come nei FILM #1: Un ragazzo, Nick Hornby



La vita, dopotutto, era come l'aria. Will, ormai, non aveva più dubbi al riguardo. Sembrava che non ci fosse alcun modo di lasciarla fuori, o tenerla a distanza, e tutto quel che poteva fare al momento era viverla e respirarla. Come la gente riuscisse a tirarla dentro i polmoni senza soffocare, per lui era un mistero: era piena di pezzettoni.


Io amo i film e questo blog si chiama giustamente Come nei FILM, ma c'è da dire che non di soli film vive l'uomo e dunque anche Sam quando riesce a richiamare all'ordine quel minimo livello di concentrazione necessario si mette alla ricerca di qualcosa da leggere. Solitamente mi posso limitare a pescare sul comodino dove sedimentano da tempo immemore alcune delle letture desiderate e mai cominciate. Per questa volta mi è capitato in mano Un ragazzo, romanzo dell'autore inglese Nick Hornby, conta meno di 300 pagine e il titolo originale è About a boy, omaggio alla canzone dei Nirvana About a girl.
Questo primo giro di pesca miracolosa sul comodino delle meraviglie mi ha regalato una lettura breve ma intensa e decisamente piacevole, sicché ora ne blatero un po'.

Se ricordate quel che si diceva qui per The babadook saprete che penso sia molto difficile raccontare certe cose della nostra vita di esseri umani coi toni della commedia. Un ragazzo tuttavia è la prova che non è comunque impossibile e che anzi può produrre risultati degni di nota. Questo romanzo è una delle eccezioni che confermano la regola e lo deve al suo autore Nick Hornby che può decisamente considerarsi un raro esemplare poiché possiede e sa usare al meglio due armi imprescindibili per chiunque voglia rimuginare sulla vita (citando un'espressione usata nel libro) che sono ironia e sarcasmo. Aiutano: permettono di arrivare al dunque senza essere prolissi, di scavare a fondo senza diventare pesanti, di sopraffare il peso delle cose prima che quello sopraffaccia noi.
Questo libro gira attorno o si tuffa addirittura a capofitto dentro temi quali il suicidio, l'amore, l'amicizia, la famiglia, genitori e figli, la separazione, la moda, in particolare musicale, i fan, il confronto tra due generazioni o il bullismo e la droga e ne esce composto come quando ci si è gettato. É una dote decisamente lodevole questa.
Hornby procede dandoci a capitoli alterni il punto di vista dei due protagonisti. Uno è Will, un uomo a metà tra i trenta e i quarant'anni che è abituato a non fare nulla di “serio” dalla mattina alla sera perché possiede una rendita assicuratagli da un bizzarro successo del padre. Inoltre è uno che non si fa il minimo scrupolo, se non quello di dover avere qualche seccatura legata alla messa in scena, a fingere di essere un padre single e intrufolarsi ad una riunione per genitori di tal fatta con l'unico obbiettivo di accalappiare una donna sola e un po' disillusa perché, lui dice, sono facili prede. Poi c'è Marcus, un ragazzino appena entrato nell'adolescenza, sempre involontariamente sarcastico nel suo parlare schietto e completamente inconsapevole di cosa essere sarcastici possa significare. Vive all'ombra di una mamma ingombrante. Ergo per cui vive molto all'ombra.
Nella mente del lettore i personaggi appaiono vividi e definiti, probabilmente per quel modo di descriverli dell'autore: gli sceglie primariamente uno stile identificabile, un modo d'essere e descrive quello, le caratteristiche dell'aspetto saltano fuori poi a spizzichi e bocconi e questo ritrarli a tratti grossi ne produce un'immagine molto in fretta. È una cosa apprezzabile in un romanzo, quantomeno in una lettura contemporanea, te lo rende subito familiare e non fai nessuna fatica ad entrare nel vivo del racconto.
E il racconto in questo caso ti porta in molti luoghi. Tramite l'incontro tra Will e Marcus, così diversi eppure così uguali, l'uno ostinato a non voler mollare il ragazzo che ha in sé e l'altro inconsapevolmente incaponito nel non volerlo tirar fuori, Hornby ci porta nella mente di un ragazzo. Di uno che in realtà sono due che in realtà sono tanti, che forse poi sono tutti.

I feel stupid and contagious
Here we are now
Entertain us

La prima riflessione che mi ha colpito è venuta da Marcus, che dà voce ad un bambino con i genitori separati e che si accorge con estrema lucidità di come nella vita sia estremamente pericoloso rimanere solo in due. É ovvio, è una questione di numeri e di probabilità. Se si è in due, la probabilità di rimanere fregati in caso anche uno solo decidesse di dare di matto è del 100%. Il perché uno dovrebbe decidere di dare di matto nella mente di un bambino non è rilevante, l'importante è avere intorno più persone possibile. Ed è vero, lo scopriranno entrambi i protagonisti, per quanto sia difficile, la gente ha bisogno degli altri ed è solo grazie a loro che può guadagnare qualcosa di valore da poter spendere nella propria vita.
Tuttavia, come comprende bene Will alla fine del libro, per guadagnare qualcosa spesso bisogna perderne un'altra. Finché rimaniamo completamente chiusi su noi stessi, egoisti di noi, ingordi della vita, ma della nostra vita, come se tutto ci fosse dovuto dal momento che siamo nati, anche la felicità, allora non guadagneremo mai nulla. Quando ci scopriamo, quando gettiamo via alcune difese, un piccolo spazio si apre dentro di noi e lì possiamo accogliere l'altro che ci farà più ricchi, più felici; insomma con l'altro dentro di noi sì che ce la possiamo cavare.
Il rapporto tra Marcus è Will è una miniera di bellezza anche se alla fine si può dire che non abbiano fatto molto di più che guardare la TV. Ad un certo punto si scoprono quasi padre e figlio, figlio e padre. Perché alla fine un ragazzo è un figlio, ma non sa niente di cosa voglia dire essere figli finché non diventa padre a sua volta. É questo un altro elemento essenziale per guadagnare qualcosa nella vita e punto ampiamente battuto in questo romanzo: l'importanza di una relazione sincera, alla pari, vera, tra generazioni.
Altro gioiellino del libro sono le due riflessioni sul "senso della vita" e su chi si riempie la bocca di questa ambigua espressione e sulla differenza tra amicizia e amore.
Sarà solo il sesso a cambiare le cose? Marcus è ancora abbastanza bambino da intuire che ci dev'essere qualcosa di più e Will è abbastanza sincero da ammetterlo: ama una donna e la vuole toccare, ma se potesse averlo si accontenterebbe di quel poco che poi è molto che vorrebbe Marcus. Ecco dove sta quel qualcosa di più.

Voglio stare di più con lei. Voglio stare sempre con lei, invece che solo quando la incontro per caso. (...) voglio Ellie tutta per me. E voglio dirle le cose per primo, prima di dirle a chiunque altro, anche a te o a mia mamma. E non voglio che abbai un altro ragazzo. Se potessi avere tutto questo non mi importerebbe di toccarla o meno.

In definitiva Un ragazzo parla di cose della vita e lo fa con uno stile che parla quanto i suoi contenuti. Tutto è contestualizzato in un tempo preciso e i continui riferimenti alla cultura musicale ne danno testimonianza oltre ad essere un valore aggiunto non irrilevante su cui si potrebbe aprire un altro capitolo di commenti, tuttavia non è questo il post e non è questa l'autrice di post in grado di farlo.
Nemmeno il film che è stato tratto da questo romanzo nel 1994 è stato molto capace di riportare questo aspetto sul grande schermo. Molte delle cose belle del libro vanno perse, forse in una logica di attualizzazione o forse nell'idea di non poterle trasporre con lo stesso spirito ironico senza snaturarle un pochino. Ma anche questa è un'altra storia che passerà forse in un altro post.

Per me questo libro è un 8/9, pieno, meritatissimo.

14 commenti:

  1. la vergogna sul mio capo, non ho mai letto nulla di Nick Hornby (buuuuuuuu!) tutti me lo consigliano e so che mi piacerebbe.... Cheers! ;-)

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    1. Pure io ci ho messo un po' a leggerlo! Ora lo consiglio anch'io! :)

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  2. Sto leggendo Hornby proprio in questo periodo.
    Un Ragazzo era tra i miei propositi visto che avevo apprezzato About a Boy, ma purtroppo non l'ho trovato.
    In compenso dopo aver letto Febbre a 90°, Alta Fedeltà e Non Buttiamoci Giù, posso dire che è molto bravo a narrare il quotidiano attraverso dei personaggi disillusi e spesso in bilico tra il fallimento e la normalità.
    I suoi personaggi sono spesso sgradevoli ed infantili, ma terribilmente veri.
    Il tutto condito da un tono tra il sarcastico e l'ironico che rende le sue storie scorrevoli come non mai.
    È bravo, ma credo che dopo Un Ragazzo non andrò oltre.
    Mi sembra che bene o male, nonostante le storie ed i personaggi diversi di ogni storia, alla fin fine esprima sempre gli stessi concetti.

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    1. infatti forse il tuo post su febbre a 90 ha influenzato la mia decisione di mettermi a leggere proprio questo, che avevo sul comodino da un pezzo!
      Ora sto leggendo Alta fedeltà e comunque, come te, avendo visto anche il film di Non buttiamoci giù, penso che sia un autore che ritorna sempre sugli stessi temi. Questo è stato una lettura piacevole, poi vedrò se proseguire con lui ;)

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  3. Mi fa piacere, da blogger letterario, leggere queste tue parentesi sui libri, e spero siano più frequenti. Vai così.
    Anch'io, purtroppo, mi vergogno ad ammettere che Hornby non l'ho mai letto, ma quest'estate rimedierò e partirò da qui.
    Un ragazzo tornerà in libreria, e costerà solo cinque euro. Come dire di no, nonostante conosca a memoria il film? :)

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    1. Chissà, sarebbe bello che lo fossero!

      Certo a 5 euro è un'occasione imperdibile, anche se io sono più il tipo da biblioteca e compro molto poco.
      Il film l'ho visto tempo fa e quindi dovrei rivederlo per parlarne con cognizione, ma mi pare che lasci da parte alcuni aspetti che del libro mi sono piaciuti molto! QUando lo rivedrò saprò dire di più. ;-)

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    2. So che il film finisce molto prima - alla scena del saggio del bimbo, non so se ricordi. Hugh Grant cantava, stonatissimo, Killing Me Softly con un minuscolo Nicholas Hoult :)

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    3. Scena che nel libro manca. E una cosa interessante del libro sono i riferimenti a film e musica. Il riferimento al suicidio di Cobain nel film mi pare non ci fosse. Ma effettivamente ho vaghi ricordi. Lo rivedrò :)

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    4. Forse il film è ambientato in anni successivi. Attendo il tuo confronto - e soprattutto di comprare il libro. Magari proprio domani!

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    5. Allora io attenderò la tua recensione ;-)

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  4. Ciò che scrivi è molto interessante, ma ho un serio problema con i romanzi di Horby: non riesco ad andare oltre le prime tre pagine. Un giorno dovrò risolvere a tutti i costi questo problema. E di questo romanzo non ho visto nemmeno il film.

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    1. Succede coi libri! Poi magari viene il giorno in cui non riesci a fermarti. Misteriosamente.
      Il film non lo ricordo bene, mi era piaciuto, ma gli mancava qualcosa, forse era poco incisivo, cosa che il romanzo non è.

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  5. Io amo quest'uomo. Mi manca questo romanzo, ma mi hai messo una voglia tale di leggerlo che se ce lo avessi anch'io sul comodino... Hai presente quei momenti in cui i suoi personaggi sono a metà tra il flusso di coscienza e il totale distacco? Ecco, quei momenti sono io, quei momenti siamo noi. A dispetto di Palahniuk (altro autore che adoro), credo che Hornby sappia descrivere davvero la nostra società. È vero che spesso reitera gli stessi temi, ma è vero anche che noi siamo sempre gli stessi. Ho adorato anche Non Buttiamoci Giù, che praticamente ho regalato a tutti per anni. Ogni tanto mi viene persino voglia di rileggerlo, ma ho quattro fogli protocollo fitti fitti di titoli presi da Mr. Ink per cui difficilmente lo farò.
    Scusa il papiro. :-)

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    1. figurati, grazie per il papiro ;)
      Te lo presterei volentieri potendo. Io ho letto solo questo e sono d'accordo sa raccontare l'umanità di oggi o comunque parte di essa. Palahniuk non l'ho mai letto (troppe cose non ho mai letto!) me lo segno.
      Di non buttiamoci giù ho visto il film e come film gli manca un pò di mordente, magari lo leggerò con calma. E sì, infondo siamo sempre gli stessi, nel senso che qualcosa rimane, sempre e comunque :)

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