How to Steal a Million
Produzione
20th Century Fox|USA|1966
Regia
William Wyler
Soggetto
George Bradshaw
Sceneggiatura
Harry Kurnitz
Con
Audrey Hepburn|Peter
O'Toole|Eli Wallach|Hugh
Griffith
Un
pessimo titolo per una rilassante rassegna di film: Commediavecchia fa buon brodo (link)! (ma ormai il titolo è questo, che
vogliamo farci?)
Qui
parleremo di commedie anni cinquanta e anni sessanta, che nonostante
l'età o forse proprio grazie a quella sono tutt'ora in grado di
farti trascorrere quei piacevolissimi ottanta minuti. Parleremo di
film senza età che resteranno sempre dei capisaldi del genere.
Il secondo film che ho scelto per la rassegna delle “vecchie”
commedie se ne sta saldamente in pole position tra le mie preferite!
Siamo
a Parigi e Nicole è la figlia di un talentuosissimo falsario di
dipinti che si nasconde dietro alla fama di ricco collezionista
mentre con la dovuta moderazione vende alle aste le sue opere
contraffatte. In casa conservano una Venere del Cellini, o almeno una
statuetta che da quando il nonno di Nicole la scolpì viene
conservata come un tesoro prezioso e spacciata per tale.
All'inizio della pellicola la ragazza farà la conoscenza di un sedicente ladro,
personaggio bizzarro a dire il vero, e ad un certo punto si ritroverà
proprio ad aver bisogno dei servigi di un professionista come lui per
proteggere suo padre da una rovina sicura. Stranamente Nicole ci
metterà un po' a convincerlo ad accettare il colpo. Strano ladro!
Questo film è vivace e divertente, divertente come solo una commedia
ben fatta può essere. Forse oggi il grande pubblico preferisce
quella comicità invadente che con qualche mezzuccio ci sfida ad un
ritmo estenuante a rimanere seri, ma io invece preferisco la
genuinità e la freschezza di un opera che pian piano fa increspare
le labbra, ogni tanto fa ridere di gusto e alla fine della visione
quel sorriso è ancora lì e qualche piccola tensione del vivere
quotidiano si è allentata grazie al suo benefico effetto. Certo che
anche ridere a crepapelle ogni tanto fa proprio bene, ma il ridere se
non lo dosiamo bene perderà presto la sua attrattiva. Invece di
commedia a mio avviso se ne può consumare ad oltranza.
La
commedia non è semplice. Tanto più facile, se parliamo di far
ridere, è stimolare la nostra parte più istintiva, tirar fuori i
soliti temi ormai stra-noti e proporli a ritmo serrato perché lo
spettatore non abbia tempo di pensare troppo e rida in continuazione;
molto più complesso è stimolare il nostro pensiero e la nostra
immaginazione e farlo con quel tocco arguto che ci fa spalancare gli
occhi e aprire la bocca come bambini meravigliati.
Wyler
ci riesce. Dirige con cura un team di attori che hanno la dote di
essere estremamente carismatici e gli dà i giusti tempi e ritmi. I
ritmi, nonostante la pellicola abbia già qualche anno sono tutt'ora
estremamente attuali, d'altronde non pesa nemmeno la battuta di
troppo quando a recitarla sono interpreti del calibro di quelli che
troviamo in Come rubare un milione di dollari e vivere felici.
Con
un cast così un film non può che puntare sulla caratterizzazione
dei personaggi, finissima in questo caso, la mano non è mai troppo
calcata, ma entriamo subito in sintonia con tutti i protagonisti.
Abbiamo
l'insuperabile Audrey
Hepburn nel ruolo di Nicole, le simpaticissime espressioni del bel
Peter O'Toole nella parte del ladro Simon e poi c'è l'immancabile
ruolo di contorno puramente comico affidato al bravo Eli Wallach.
Il
fascino di Simon e Nicole è impagabile per la riuscita di questo
film tanto quanto lo sono i dialoghi vivaci e il complesso ingranaggio di
relazioni tra le varie parti comiche. E proprio tutto diventa parte
comica: i personaggi di contorno ognuno col suo ruolo, oggetti di
scena di cui scopriamo l'utilizzo solo al momento opportuno o che compaiono in maniera provvidenziale e soprattutto i luoghi in cui si svolgono le
varie azioni: caminetti, auto, tavolini
da bar e sgabuzzini per le scope.
Le
sequenze, soprattutto quelle centrali, quando il ritmo è giunto al
suo massimo, sono architettate in ogni dettaglio e un fatto
ripetitivo e banale come può essere un furto in un museo, diventa da
solo, occupando una buona metà di visione, qualcosa di davvero
spassoso.
Non
resta che dire vedetela! Se poi non vi si piazzerà un bel sorriso
sulle labbra vuol dire che dovete fare un bel lavoro di
disintossicazione da cinepanettoni!
Vi
anticipo il prossimo titolo perché non sto nella pelle e perché una
rassegna che si rispetti mostra un minimo di organizzazione:
Un
uomo tranquillo (USA, 1952, John Ford)
Roba di un certo spessore! ;-)
A me è piaciuto un po' meno. Sarà anche perchè Wyler che dirige Audrey Hepburn mi fa pensare piuttosto a Vacanze romane, e che un po' tutti gli attori nei ruoli principali hanno fatto altre cose che ricordo con più piacere.
RispondiEliminaChissà, magari se alla regia ci fosse stato Blake Edwards il risultato sarebbe stato più nelle mie corde.
Sicuramente anche edwards farà parte della rassegna!
EliminaVacanze romane è da me amato allo stesso modo, ma è un film diverso.
Intanto era un film dalle pretese più altine forse e in questo fa centro e merita ogni elogio dal punto di vista della fattura. Poi è anche un altro genere: mentre questa è una commedia, passami il termine, pura, è una favoletta, Vacanze romane spinge anche sulla parte drammatica e sulla parte romantica del racconto senza dimenticare anche lì la favoletta, è un film più complesso, ma non per questo lo amo di più ;-)