domenica 17 maggio 2015

La finestra sul cortile – Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate

finestra-News

Rear Window

Produzione Paramount Pictures e Patron Inc.|USA|1954
Regia Alfred Hitchcock
Soggetto racconto omonimo di Cornell Woolrich
Sceneggiatura John Michael Hayes
Con James Stewart|Grace Kelly|Wendell Corey|Thelma Ritter|Raymond Burr

 

Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate.
Alfred Hitchcock

Avrei dovuto rinfrescare un po' l'aria, togliere la polvere, dare una passata di straccio, perché oggi questo posticino virtuale ospita il commento ad un autorità, uno che davvero può portare davanti al nome il titolo di maestro del cinema e nessuno oserebbe negarlo.
Alfred Hitchcock infatti è senza dubbio una colonna portante della cinematografia, genio della suspense, ma anche della commedia, sa esattamente cosa vuol dire creare una finzione credibile e per questo gli appassionati dell'arte di fare film non possono che amare anche questo artista.
La finestra sul cortile è uno dei suoi lavori, io l'ho già visto parecchie volte e posso dire che non è una cosa di cui ci si stanchi, è un prezioso pezzo di cinema. Forse non sono la persona più adatta a capire scientificamente perché lo sia, per quale motivo sia un capolavoro, ma anche nella mia inesperienza la genialità la posso benissimo fiutare.

É molto caldo e Jeff, un fotografo, sta sonnecchiando e sudando seduto su una sedia a rotelle davanti alla finestra del suo appartamento, immobilizzato a causa di una gamba ingessata. Prima di entrare nel vivo della sua storia la cinepresa passa in rassegna le varie finestre del gruppo di condomini, tra i quali vi è quello di Jeff, che affacciano su uno stesso cortile: un uomo si fa la barba ascoltando la radio, una coppia ha dormito in terrazza, una ragazza fa stretching mentre si prepara la colazione, dei bambini giocano in strada, e così via.
Si coglie subito quell'atmosfera che aleggia in una città quando il tempo è davvero torrido, i suoni sembrano diffusi e leggermente attutiti, la gente, solitamente rinchiusa dietro le proprie tende e serrande, è costretta a mostrarsi nel tentativo di trovare ristoro. Ho sempre trovato questa cosa affascinante e calmante; cogliere pezzi di dialoghi, una risata, stare in balcone a godersi una brezza rigenerante che mentre ti coccola ti porta gli echi di una festa.
É in questo clima che si apre e si snoda un racconto davvero semplice, ma messo in scena con un'ironia, una cura per i dettagli, una classe ed una genialità che non sono state minimamente oscurate dall'invecchiare del film.
Il fotografo infortunato non ha altro modo di ammazzare il tempo che guardare fuori dalla finestra da dove vede la facciata del palazzo di fronte e con un certo interesse si mette a seguirne le storie dei vari inquilini.
Ogni finestra dà su un piccolo mondo e tramite rappresentazioni essenziali ognuno di questi universi ci viene raccontato.
Ad un certo punto Jeff comincia a sospettare che uno dei dirimpettai abbia ucciso la moglie e desidera indagare più a fondo.
La finestra sul cortile è una sagace miscela di commedia e thriller. Si svolge tutto in una stanza, quella dove Jeff è bloccato, quello che accade al di fuori è noto solo se visibile dalla sua finestra. Con questa difficoltà a rendere il lavoro interessantissimo Hitchcock racconta un giallo e, molti dicono, fa anche di più. Infatti questo giallo ha via grazie ad un protagonista guardone che non può fare a meno di stare alzato tutta la notte a spiare le vite degli altri. Non è infondo quello che fa lo spettatore di un film? Non siamo affamati di storie e di vite?
Il piacere di guardare da fuori qualcosa che ha come protagonista l'essere umano è naturale, per questo motivo il vento che ci porta la voce dei nostri vicini e il caldo che li obbliga ad uscire allo scoperto anche nella loro imperfezione ci danno un senso di tranquillità. Siamo così: ci vogliamo conoscere a fondo, forse più di tutto vorremmo vedere i difetti degli altri, per poter ridimensionare i nostri. Osservarli da lontano, non visti, ci dà sicurezza.
Per questo motivo molti in questo film hanno visto una metafora del cinema stesso. Quel cinema che rappresenta le varie tipologie umane, come son vari i tipi che Jeff osserva col suo teleobiettivo. Quel cinema dove basta una minima azione per rimanere coinvolti e desiderosi di sapere la verità, come succede a Lisa, la ragazza del protagonista, dapprima contraria a quel suo vizio di guardare fuori, ma le basta farlo un secondo per rimanerci completamente invischiata. Il cinema che sembra scritto apposta per noi, come la canzone del pianista compositore, uno dei personaggi osservati dalla finestra.cortile1É dunque probabile che in questo film nulla sia lasciato al caso.
Il fatto che il protagonista sia un fotografo, che il suo strumento di osservazione della realtà sia un obiettivo e che alla fine sia proprio il flash della macchina fotografica a difenderlo da un aggressione, oltre a dare credibilità alla vicenda instrada la riflessione verso il mondo del cinema. Inoltre questo film non ha praticamente colonna sonora, quasi ogni musica e ogni suono proviene dalla strada o da uno degli appartamenti vicini. Altro fatto decisamente non casuale è il personaggio di Lisa, un tramite tra spettatore e attore, cerca di spiegare a Jeff cosa voglia dire essere visti per come si appare perché l'apparenza è il tuo lavoro, vuole stare con lui, ma lui non la vede come una possibilità reale. Infine, come in un film dentro al film, non è solo la macchina da presa di Hitchcock a limitare il nostro campo visivo, ma anche la finestra.
Se tutto questo non fosse già abbastanza interessante io posso aggiungere che per me il genio di questo regista sta nel riuscire a mettere nella sua composizione ogni ingrediente necessario e nella giusta misura affinché quello che vediamo sullo schermo ci dia l'illusione di essere vero. Non è il reale che cerchiamo in un buon film, ma il vero, e questo Hitchcock lo sapeva bene e conosceva l'uomo che doveva ingannare col suo cinema, infatti ce la faceva sempre, senza esclusione di colpi. E se quasi tuti i suoi lavori non sono invecchiati di un giorno vuol proprio dire che l'essenza l'avevano colta.

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Voto:
è quasi imbarazzante dover dare un voto a questo film, ma serve solo a rappresentare il coinvolgimento che è riuscito a dare a me 
9+

7 commenti:

  1. Uno dei film simbolo del Maestro, tecnicamente perfetto anche se, forse, non tra i miei preferiti del cuore.

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    1. forse neanche il mio preferito, ma forse perchè ne preferisco più di uno solo

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  2. Complimenti per aver ripescato la citazione di Zio Hitch nel titolo. Concordo con te, un capolavoro senza sterzo, il metaforone sullo sguardo non è mai stato gestito così bene al cinema. Cheers! ;-)

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    1. grazie, siamo della stessa opinione. D'altra parte penso sia un fatto più che un'opinione ;D

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  3. Risposte
    1. Recentemente ho visto "Bianca" di Moretti, che è anche uno splendido omaggio a questo film.

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    2. Non l'ho visto! Curiosa! Lo tengo presente :)

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