sabato 11 marzo 2017

Due parole su Jackie di Pablo Larraín

Jackie è indubbiamente un bel film.
Anche se può sembrare che gli manchi qualcosa. Ripensando ai vari momenti del film ho capito che contiene più cose di quelle che si riescono a cogliere durante la visione, ma vi dirò quella che è stata la mia percezione.

Racconta principalmente, con inquadratura stretta sulla first lady, i momenti e poi i giorni che succedettero l'assassinio dell'allora presidente degli Stati Uniti JFK, fino al suo funerale. É il novembre del 1963.

Ogni elemento del film ha una precisa collocazione, e questo è perfettamente percepibile se mettiamo a confronto la resa narrativa delle immagini, con la loro effettiva semplice composizione, quasi statica. Luci, sfondi, simmetrie, colori, riflessi, è tutto volto a rendere eloquente, e in amniera solenne, quel particolare momento del racconto.

Protagonista indiscusso in Jackie è il volto della First Lady, come a sottolineare che questo film vuole essere un ritratto. Un viso su di un quadro che con sapienza d'artista, con piccoli dettagli o con un'ombra quasi invisibile su un angolo della bocca, può alludere ai moti dell'animo umano.
Jackie è proprio questo. 
 
A supportare il tutto una Natalie Portman nascosta dietro una fedele riproduzione della vera Jackie e persino della sua strana parlata.
Il ritratto che Larraìn, il regista, ne tira fuori non è di facile lettura. 

Disperata, shoccata dall'accaduto, eppure così consapevole del suo status, che non può e non vuole abbandonare.

"Io non fumo" dice la vedova al giornalista, mentre tiene tra le dita l'ennesima sigaretta.

Ha quasi due volti


Uno è quello di quando non vuole togliere il completo sporco di sangue, perché la gente veda “quello che gli hanno fatto”, l'altro quello di quando finalmente, sfila le calze insanguinate con le mani che le tremano, sola nella sua camera da letto.
Ma è un attimo. I due volti si confondono continuamente. In fin dei conti anche la casa in cui si trova è “del popolo”. 
 
Jackie cerca di dare ad un tragico evento un senso, ma prima di tutto deve dargli un senso storico, un senso mediatico, un senso che rimanga a segno eterno per il popolo americano. Il fatto che lei desideri solo la morte è un altro discorso. O forse è lo stesso, forse nell'esporsi pubblicamente sperava di fare la stessa fine del marito. Tutto si confonde.

In ogni caso, una settimana dopo la morte del marito, Jackie rilascia un'intervista, blindatissima, in cui riferisce che prima di andare a dormire suo marito amava ascoltare dischi e che il finale del musical Camelot era il suo pezzo preferito. 
 
Finale atto politico della ex First Lady.

Those are the legal laws.
The snow may never slush upon the hillside.
By nine p.m. the moonlight must appear.
In short, there's simply not
A more congenial spot
For happily-ever-aftering than here
In Camelot.

Camelot: un regno immaginifico, ma idilliaco, dove i politici siedono ad una tavola rotonda. Nella cultura popolare degli Stati Uniti Camelot venne poi accostato alla presidenza Kennedy.

Così l'uomo diventa leggenda.

Per cui cosa manca a questo film?
Quello che manca in ogni ritratto, uno contesto che non sia un semplice sfondo, ma soprattutto mancano le reazioni dei destinatari del ritratto.

Che non sono realmente assenti.
Li intravediamo riflessi sul finestrino della macchina da cui Jackie guarda. O in quelle vetrine di negozi d'abbigliamento, in cui imperversano completi simili a quelli indossati dalla moglie del presidente.


Ma c'è da dire che forse questo non basta a coinvolgere appieno lo spettatore.
Jackie non è riuscito a convincermi del tutto, molto semplicemente mi è sembrato che mi mancassero delle informazioni. Paradosso per questo film in cui nessun segno è casuale. Eppure...

In fin dei conti non è una cosa grave, un film che ti lascia il desiderio di conoscere altro a riguardo, è meglio di uno che millanta di averti detto tutto il possibile!







 
 

6 commenti:

  1. Indubbiamente elegantissimo, ma l'ho trovato freddo e impersonale.
    Colpa, forse, di una protagonista antipatica come poche, mamma mia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Difficile a dirsi cosa non convince... secondo me impersonale o freddo non è, ma perchè sia un racconto gli manca un appiglio, è un ritratto

      Elimina
  2. Capisco benissimo il tuo punto di vista, è comune a quello di molti altri critici e blogger. Domanda: avevi visto altri film di Larraìn in passato? Te lo chiedo perchè la (presunta) "freddezza" fa parte in realtà di uno stile ben preciso del suo regista, a cui effettivamente bisogna prima abituarsi un po'...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. no infatti recupererò per farmi un'idea!
      Comunque non lo definirei freddo, anzi lo stile registico mi è piaciuto. Sono ancora perplessa su cosa mancasse a questo racconto :)
      Magari nulla, semplicemente non mi è arrivato

      Elimina
  3. Non ho ancora visto il film, ma ho notato che sicuramente stimola riflessioni interessanti... spero di recuperarlo presto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì è così! Aspetto la tua riflessione :)

      Elimina

DITE LA VOSTRA CHE HO DETTO LA MIA!