sabato 4 luglio 2015

Due parole su Contagious - epidemia mortale

Maggie

Produzione USA|2015
Regia Henry Hobson
Sceneggiatura John Scott 3 (chissà perché questo tizio ha un tre nel nome)
Con Arnold Schwarzenegger|Abigail Breslin|Joely Richardson
 
Se io mi metto a guardare certi film probabilmente vuole davvero dire che mi sto zombizzando! O che il caldo e lo sforzo di rimandare a oltranza lo studio mi stanno dando alla testa. (il mio è un volli, volli sempre, fortissimamente volli al contrario: fortissimamente volli non studiare... è faticoso comunque, non crediate!)
Scherzi a parte, avevo delle buone ragioni per pensare che mi sarebbe piaciuto in verità. Leggendone in giro me l'ero immaginato come un altro film sul genere TheBabadook, cioè più drammatico che horror, che sfrutta i fantasiosi temi orrorifici per parlare di reali orrori umani. Effettivamente il tipo è quello, ma a mio avviso è molto meno riuscito per diverse ragioni.
Contagious – epidemia mortale in originale si intitola Maggie ed è effettivamente un titolo che sarebbe potuto rimanere tale considerato che il film parla proprio di Maggie, una ragazzina che è stata contagiata da un virus che in poco tempo la farà diventare uno zombie affamato di carne umana. Il virus ormai ha prodotto una vera e propria pandemia e le autorità cercano per quanto possibile di preservare quei pochi sopravvissuti istituendo dei protocolli severissimi per gli infettati.
Sulla sua componente horror bisogna dire che si rimane decisamente delusi (se era quella che si cercava): c'è un po' di gente truccata da zombie, ma nulla più.
Sulla sua componente drammatica avrei molti difetti da evidenziare, poiché è dichiaratamente la componente principale della storia e non può permettersi di fare l'assenteista.
Il tipo di regia, nonché di fotografia e sonoro che troviamo in questo film tendono tutti ad enfatizzare il motivo melodrammatico di questa storia. Non amo l'eccesso di melodramma, a meno che non sia messo in contrasto con qualche altro eccesso, oppure quando è presente anche una forte componente epica. In alcuni casi tutto il melodramma con cui condiscono certe cose mi pare fine a sé stesso, o meglio fine a suscitare un sentimento che però non è al servizio di un messaggio finale dell'opera, bensì è l'unico sentimento che ti trasmetterà il film e serve dunque a venderti qualcosa di poco profondo contenutisticamente come una storia piena di cuore. Non è questo il caso, motivo per cui questo film guadagna la sufficienza. Tende a voler suscitare il sentimento di compassione a tutti i costi, ma poi prova anche a dare un senso concreto alla cosa.
Il senso concreto di cui sopra è che viene messa in risalto la relazione tra Maggie e i suoi cari nel momento in cui lei è ancora sé stessa ed ha giusto qualche settimana per poter dire addio, ma sono settimane di paura, di isolamento e di difficoltà nel relazionarsi. Da questo risulta possibile un'analogia con la malattia, in particolare la malattia terminale e degenerativa. Un'analogia che ancor prima di vederlo avevo pensato fosse molto azzardata. Possibile, ma non necessariamente una buona idea. A conti fatti invece il film riesce anche a trovare qualche tematica sfruttabile, ma non le porta avanti bene. Restano lì, poco approfondite, lasciate all'immedesimazione dello spettatore. Forse non era del tutto una buona idea o forse il film doveva essere scritto con più verve.
Una delle tematiche che porta avanti Contagious è il tema dell'identità. Maggie e suo padre si chiedono per tutto il tempo se alla fine lei non sarà più lei, se il suo istinto di mangiare gli esseri umani sarà l'unica cosa che resta o se ci sarà ancora Maggie. 
 

Wade, papà di questa ragazzina infettata e spaventata, quando le incontra sulla sua via cerca di parlare alle creature trasformate prima di decidere di ucciderle per difendersi, a lui sembra che dietro quegli istinti possa essere rimasta la persona. Analogamente alcune malattie portano chi sta intorno al malato a doverlo riconoscere dietro ad effetti anche tremendi. (se ne parlava con Still Alice ad esempio)
Tuttavia nonostante un buon finale, un finale che tenta di concludere la riflessione, i mostri restano mostri. Non sono i sani che si accorgono che dietro i malati sono ancora i loro cari e lo saranno fino alla fine, ma è la malata che riesce in qualche modo a preservare la sua identità fino alla fine. Questo è strano. É qui che l'analogia si fa nebulosa. Tanto che se avessi visto il film senza aver letto i molti commenti che riflettevano su questa similitudine io non l'avrei individuata. Avrei lasciato il film nella categoria dell'horror drammatico senza altre pretese.


Questa comunque sia è la tematica meglio approfondita, ma che forse necessitava di una presa di coscienza più appariscente nei protagonisti perché arrivasse meglio anche allo spettatore. D'altronde è argomento delicato e nemmeno in un film dell'orrore post-apocalittico può essere trattato con superficialità.
C'è anche da dire che molti film drammatici stanno andando in questa direzione. Sono sempre più intimisti, che detta con parole mie è “gli devi cavare fuori il senso”. E certe volte esagerano. Tanto che poi alla fine ognuno lo vede a modo suo. Contagious non esagera, ma secondo me è un caso o è l'effetto benefico del non realismo.
In sostanza il film è nel complesso un po' noioso per i miei gusti e non riesce a raggiungere la profondità che vuole avere, resta secondo me a sguazzare sulla superficie dell'acqua con movimenti un po' casuali per non affondare, come un bambino che sta imparando a nuotare e ogni tanto, con uno sforzo, mette la testa sotto per un tempo brevissimo, poi torna su e crede di essere stato in apnea per un sacco di tempo. Uno sguardo oggettivo lo vedrebbe come uno che ne ha di strada da fare per imparare a nuotare, ma c'è anche lo sguardo velato del genitore innamorato che lo applaudirebbe e gli direbbe che è stato bravissimo. E questa è una similitudine.
Il film si aggiudica un 6, ma pensandolo più come horror drammatico senza tutta la pretesa dell'analogia, perché forse era una pretesa leggermente azzardata.

13 commenti:

  1. Concordo con il tuo commento, Arny si è re-inventato ancora una volta ;-) Cheers!

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    1. Su arny in realtà non saprei che dire, alla fine è sempre lui anche se dietro alla barbona e ad una lacrimuccia... tanto che sembra, in questo film, uno nei panni sbagliati. Ma d'altra parte era una cosa perfetta per questo personaggio, quindi niente da dire! ;)

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  2. Film decisamente imperfetto, ma che per me ha molto cuore. Pur concordando con molti dei difetti date citati, gli avrei dato quasi mezzo voto in più ;)

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    1. Sarò un po' insensibile, ma non mi ha emozionato granchè! Anzi mi sento un po' troppo buona ad avergli dato un 6... è che va a migliorare, parte male e finisce benino.

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  3. Ci sono ben tre punti di differenza tra di noi! Troppo di parte mi sa io: il tema, il protagonista principale. Mi ha conquistato questa pellicola, non fosse altro che per aver raccontato qualcosa che nessuno aveva mai fato prima (che io sappia). Purtroppo non ho avuto l'occhio per captare l'argomento dell'identità, cosa che ora mi appare effettivamente chiara e lampante. Mi sono lasciato prendere molto dalla componente emotiva, dall'amore caparbio e irremovibile del padre nei confronti della figlia che sa essere ormai condannata.
    Peccato che non ti abbia raggiunta alla stesso modo :) io ci ho trovato grande sensibilità e delicatezza nel trattare temi così forti.

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    1. Alla fine le cose a cui siamo sensibili cambiano molto da persona a persona. Poi c'è da dire che io e i film di zombie non abbiamo mai avuto niente a che spartire.. questo forse influisce!

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    2. Beh credo che abbia un peso non indifferente, perché viversi la storia consci di quello che sta avvenendo nell'organismo della ragazza, e al tempo stesso essere tremendamente curiosi di conoscerne i dettagli guardandoli così da vicino per la prima volta, cambia tantissimo l'esperienza visiva. Per uno che anni fa ha avuto in regalo come primo videogame della tanto agognata Playstation il famosissimo "Resident Evil 2" questo conta fottuttamente tanto :D

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    3. Ecco, io è tanto che sappia cos' è una PlayStation

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    4. Per me era un totem a tutti gli effetti. Quante chiacchierate con gli amici su quei videogame, ore e ore!

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  4. Ne abbiamo parlato già tanto e sai come la penso.
    Ma ti sei spiegata in maniera molto esauriente qua.
    In realtà il tema dell'identità e quello della malattia degenerativa nonj devono necessariamente essere due tematiche diverse e staccate ma è proprio la seconda semmai ad essere dentro la prima. Nel caso di queste malattie è proprio l'identità la cosa più dolorosa che perdi ("non è più lui", una frase che torna sempre.
    Poi per il resto non è questione di maggiore o minore sensibilità ma di come ci presentano e narrano le cose, ad alcuni toccano ad altri no.
    Ciao!

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    1. Certo l'identità è una tematica per parlare di malattia, ma anche già se avesse voluto parlare solo di quello andava bene!
      Vero che le cose ci toccano in maniera diversa... ultimamente ci sono un sacco di film che a me non hanno detto molto e a tanti di voi invece han detto tutto :)

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  5. La noia più totale.Ok l'argomento,le analogie con le malattie terminali bla bla bla,ma a noi ha fatto solo un gran sonno.Eliminato dopo neppure mezz'ora!!!!E la recitazione di Arnie....mah.

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    1. ok, allora vedi che io e te possiamo anche concordare ? XD anch'io l'ho trovato assai noioso

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