Produzione USA|2014
Regia Jean-Marc Vallée
Soggetto memorie di Cheryl Strayed
Sceneggiatura Nick Hornby
Con Reese Witherspoon|Laura Dern|Gaby Hoffmann|Michiel Huisman
Cheryl Strayed, dopo un'infanzia difficile e tuttavia vissuta con tanti momenti di serenità grazie ad una madre che le insegnava a cogliere il lato positivo della vita, si ritrova a dover affrontare un dolore inaspettato e troppo grande. Non riesce a reagire e comincia a vivere in un modo completamente diverso: comincia a drogarsi e a fare sesso con ogni uomo che ci stia, alla ricerca disperata di un temporaneo anestetico al suo dolore ingestibile.
Nemmeno il marito riesce a riportarla in carreggiata e finiscono per divorziare.
Cheryl non ha ancora trent'anni quando decide di partire per un duro cammino alla ricerca di sé stessa, un cammino nel senso letterale del termine: il Pacific Crest Trail (PCT), che unisce il confine Messico-Stati Uniti e quello Stati Uniti-Canada ed è lungo 4.286 chilometri.
Wild è tratto dal libro che lei scrisse ricordando questa esperienza: Wild: From Lost to Found on the Pacific Crest Trail, adattato a sceneggiatura da Nick Hornby.
Il film ripercorre le varie tappe della lunga escursione in solitaria di questa ragazza, che nel camminare rivede insieme allo spettatore tutte le scene salienti della sua vita, recente e non, e le scelte che l'hanno portata al PCT. Il tutto mescolato e amalgamato aggiungendo anche un po' di Simon and Garfunkel per sottofondo, che non guasta.
“I'm gonna walk myself back to the woman my mother thought I was.”
“Camminando riporterò indietro la donna che mia madre pensava io fossi.”
Nella narrazione di questa storia manca decisamente qualcosa: la prima domanda che viene da farsi è cosa porta Cheryl a scegliere proprio di camminare lungo il PCT come via per ritrovarsi? Perché questo cammino e non un altro? Nel medesimo istante in cui decide di mettere gli scarponi sceglie anche di interrompere la sua gravidanza. Quello di diventare madre non sarebbe forse stato un cammino altrettanto duro? Perché quello non andava bene?
Il cammino è un'esperienza davvero unica, ma questo film non arriva a farlo comprendere, sembra avere altri obiettivi, ma nemmeno quelli sono chiari.
Camminare. Avere una meta, conquistarla un passo dopo l'altro. Sentire la fatica, condividere la medesima fatica con altri camminatori e trarne ognuno beneficio, sentire il proprio e l'altrui sollievo. La sicurezza che ti dà sapere dove stai andando, perdersi, ritrovarsi.
Essere soli e non esserlo, capire che se riuscirai a portarti quella sensazione nella vita di tutti i giorni non sarai mai più solo: la sensazione di aver conosciuto te stesso e di doverlo rifare ogni momento.
Il cammino ti fa comprendere l'essenziale. Ti obbliga a liberarti di ogni cosa superflua e questo ti rimette in relazione con te stesso, anche se ti eri un attimo disconnesso.
Ci sono i tuoi limiti e i limiti che ti sei costruito da solo. Ci sono le tue convinzioni e quelle architettate ad hoc dal tuo egoismo. Tutto è con te sulla strada e puoi distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è.
Sul cammino ci sei, o ci sei o sei fermo. Fermi in mezzo a una strada non si può rimanere a lungo.
Io sono fermamente convinta che Cheryl ci fosse o non sarebbe arrivata alla fine.
Sono sicura che le abbia fatto bene e che sia stato per lei provvidenziale, perché alla fine ce l'ha fatta a rimettersi in carreggiata, o meglio è riuscita a riprendere il controllo della sua vita e della persona che voleva essere. Nella penultima tappa va a letto con un ragazzo appena conosciuto, ma lo fa nel (quasi) pieno controllo di sé stessa, un netto miglioramento rispetto al prima. Inoltre tornata dal viaggio si è sposata e ha avuto dei figli.
Il film però non trasmette molto, non appare vero.
Io credo che il cammino possa molto, se glielo concediamo, se non chiudiamo nessun anfratto di noi stessi, se non teniamo da conto nessuna parte di noi, ma ci lasciamo svuotare e riempire da capo.
Questo non è l'approccio che ha usato Cheryl, a giudicare dalle ultime parole che il film ci lascia forse si è fermata più in superficie. Il che andrebbe benissimo se non andasse in contraddizione col taglio cinematografico dato alla storia: Wild, si vede bene, pretende di essere un film con un insegnamento profondo da dare, ma non può farlo.
“My life, like all lives, mysterious, irrevocable and sacred, so very close, so very present, so very belonging to me. How wild it was, to let it be.”
“La mia vita, come tutte le vite, misteriosa, irrevocabile e sacra, così intima, così presente, che mi appartiene così tanto. Tanto era selvaggia, da lasciarla essere tale.”
Io credo che la vita non ci appartenga poi tanto.
Pensarlo è ingannarsi e le bugie vengono sempre a galla. Pensarlo è diventare schiavo o comunque servo fedele delle proprie sensazioni e dei propri desideri e questo è rischiare di svendere il proprio corpo. Pensarlo è non riuscire mai ad andare in profondità, perché non ci sarà mai spazio per farlo. Pensarlo è farsi assalire dalla paura e dal dolore, paura di perdere qualcosa a cui si è completamente aggrappati e dolore che non si può condividere con nessuno. Se la mia vita è mia e cosa intima, il mio dolore è mio e cosa intima e non potrà essere diversamente.
La vita non ci appartiene poi tanto perché viverla davvero significa poterla offrire agli altri nel dolore e nella gioia, tutto qui.
L'incomprensione tra me e il film ritengo che sia dovuta principalmente al fatto che questa storia è stata montata in maniera sbagliata: la stessa Cheryl Strayed ammette che il film presenta delle esagerazioni, che per esempio non ha mai fatto sesso con due uomini in un vicolo, (https://www.youtube.com/watch?v=WY_pWZIhrKg#t=823) sono sicura che il desiderio di rendere il racconto più “appetibile” abbia inficiato la verità dell'insegnamento che quella donna avrà certamente ricevuto dal suo cammino.
Mi incuriosisce molto,fra l'altro la Witherspoon l'ho sempre vista in pellicole "leggere",voglio vedere come se l'è cavata qui ;)
RispondiEliminaLei brava, nulla da dire (io l'ho visto non doppiato)... ma il film per me è piuttosto inconcludente!
Eliminaio temo sìa noiosetto più che altro,ma mi ispira la colonna sonora e l'ambientazione,spero di vederlo stasera!
EliminaDopo fammi sapere cosa ne pensi allora! :)
EliminaIo ho trovato che l'ambientazione non sia messa per niente in risalto. La colonna sonora, bhè, è una garanzia. Aiuta, ma non basta a mettere ordine nel film.
Penso che io e te abbiamo dei gusti davvero diametralmente opposti,perchè a me questo film è piaciuto da morire.L'ho trovato davvero profondo,intenso,emozionante.Lei bravissima,bello il personaggio della madre,belle le frasi,bella la musica,bello tutto.L'ambientazione forse non è messa particolarmente in risalto,ma a me è piaciuta.
EliminaIo penso che la vita ci appartenga profondamente,e che per quanto essa possa sfuggirci di mano,abbiamo sempre dentro di noi il potere di riprenderne le redini,fosse con un cammino di questo genere,o con altri tipi di percorso.
Mi è piaciuta da morire la scena nella cucina,quando la madre canta e Cheryl le dice "che cazzo canti,che non abbiamo niente"(in sunto).Io sono la mamma di Cheryl.Sono quella che canta in cucina solo perchè è felice di essere viva,ogni giorno.
Il fatto che ci appartiene nel senso che anche se ci siamo persi possiamo riprenderci in mano lo sottolineo anche io, quindi siamo d'accordo su questo. Il dire che non ci appartiene è in un altro senso, vuol dire che non ci dobbiamo aggrappare ad una concezione individualistica secondo me "Io sono io, la mia vita è mia, faccio come mi sento, il mio dolore lo capisco solo io..." perchè per me si finisce per non riuscire più a condividere nulla.
EliminaLa mamma è piaciuta anche a me nel suo riuscire a vedere il lato positivo, nel riuscire ad essere felice anche senza niente.
Però davvero nell'insieme è un gran disordine e alla fine la conclusione che sembra dover reggere il tutto, la trovo debolissima.
Sono una che ha bisogno che un film sia solido da capo a piedi io ;) e con questo non ci siam presi....
Io l'ho trovato solidissimo,dall'inizio alla fine.Una meravigliosa storia di resurrezione.
EliminaNon l'ho trovato per nulla disordinato(e te lo dice una che con i flashback non ha per nulla un buon rapporto),e non vedo la debolezza della conclusione,anche perchè non penso che sembri dover reggere tutto un film che è fatto di tanti piccoli passi.
Tutti i piccoli passi compiuti da Cheryl per tornare ad essere la persona che sua madre pensava fosse.
Fortuna guardiamo le cose da punti di vista diversi o non ci sarebbe nessuno stimolo nel parlarne ;)
EliminaComunque come scrivo anche nell'articolo, credo che la storia vera di questa ragazza sia stata davvero come dici tu "di resurrezione", ma il film non mi trasmette questo.
Scopro il tuo blog solamente oggi. Graficamente magnifico, sul serio. Il film lo devo ancora vedere, ma sinceramente non mi ispira moltissimo! Continua così però!!!
RispondiEliminabenvenuto, il mio blog è ancora appena nato! Grazie mille! :) leggerò da te
EliminaMi sono unito solo adesso ai tuoi lettori, e noto con piacere che condividiamo entrambi una scena tratta da Big Fish sull'header: buon segno ;)
RispondiEliminaIn quanto al film: non era il mio genere, non ho visto neanche l'osannato Into the wild, ma devo dire che mi è piaciuto. Ho il commento in rampa di lancio. Ci si può trovare un troppo fare cinema, si vede che la sceneggiatura è firmata da un romanziere come Hornby e per forza di cose il vero è stato leggermente falsato, però l'ho trovato ad effetto. Prende una vita e, alla maniera dei film, gli dà un senso profondissimo. Molto molto brava la Whiterspoon, che mi sta sulle scatole e forse sta meglio vestita che spogliata, però resta strameritata la sua nomination. Regge questo Wild tutto da sola :)
Big Fish è di solito da me eletto come rappresentante tra i miei film preferiti alla fatidica domanda "...il tuo film preferito?", in verità ne amo tanti, ma lui è speciale.
EliminaBenvenuto qui, dunque!
Concordo, una candidatura pienamente meritata quella della Reese che regge il film da sola, ma tra gli one-man-movie il mio preferito resta Cast Away! XD