martedì 26 novembre 2019

Light of my life - è un inno al femminismo?


Light of My Life è ora in sala, film drammatico scritto, diretto ed interpretato da Casey Affleck (Oscar come miglior attore protagonista per Manchester By The Sea)

Per i miei gusti Light of my life non comincia bene, ma benissimo.
Un padre e una bambina, forse sua figlia, sono sdraiati l’uno accanto all’altra dentro ai loro sacchi a pelo, la luce è fioca e calda, in sottofondo si sentono i rumori di un bosco e l’uomo sta cercando di improvvisare una storia della buonanotte per la ragazzina. La storia, che non è una qualunque, viene raccontata in tempo reale, è una vera favola anche per lo spettatore, e i primi dieci minuti di film passano così. Alla fine della favola Rag, la figlia, pone una domanda bizzarra, chiede: “Sono l’unica ragazzina della mia specie?” Comincia a venirci svelata solo qui la realtà che circonda i due protagonisti. Siamo infatti in un imprecisato futuro distopico in cui un virus mortale ha decimato la popolazione femminile mondiale.
Una scena di partenza di questo livello ti fa delle promesse che a mio avviso, purtroppo, da lì in avanti non sono state mantenute. Non ho trovato nessun altro momento padre-figlia all’altezza di questo primo, e soprattutto non ce n’è stato uno che si inserisse nella stessa scia per dare organicità al film.

Se arrivi da Instagram hai letto fin qui
La cosa positiva è che almeno non è uno di quei drammoni strappalacrime che piacciono tanto a Casey Affleck (e che interpreta magnificamente tra l'altro, vedi Manchester By The Sea), è invece un film un po’ più vicino ai generi che prediligerei io. È un dramma, ma più che strappalacrime vorrebbe essere riflessivo.
Le potenzialità le aveva tutte. D’altronde situazioni simili sono già state ampiamente sfruttate nel cinema con risultati anche molto belli. Light of my life invece ha il freno tirato e direi specialmente sul piano della scrittura perché il resto c’è, soprattutto le interpretazioni.
Non è un film noioso, ma non intrattiene nemmeno ed è irritante percepire quanto poco scavi in profondità, nonostante stia pensando di farlo.
Non è scritto male, ma non ha niente da dire.
Non è in toto un’opera distopica perché ci viene mostrato troppo poco di quel mondo allo sfacelo che padre e figlia devono attraversare, ma non è nemmeno intimista, come ho letto in parecchie analisi, perché la varietà e la profondità delle emozioni trattate (anche in relazione al contesto) è decisamente inadeguata rispetto a quella definizione.
Ma soprattutto, e qui veniamo al perché del titolo di questo articolo, non è femminista, eppure tutti lo stanno definendo tale.


Quali sarebbero le tematiche femministe (che poi bisognerebbe anche fare luce su cosa s’intenda con questo termine)?
Forse è femminista il fatto che gli uomini siano diventati cattivi in un mondo in cui non ci sono più donne?
Non ha molto senso, poiché sul piano della finzione sarebbe ugualmente credibile l’inverso: che in un mondo senza più uomini le donne diventino cattive. Poiché non è una questione di quale sia il genere assente, ma del fatto che un mondo in cui uno dei due venisse a mancare sarebbe un mondo in cui l’uomo, inteso come genere umano, è sulla via dell’estinzione. Un po’ di rabbia la farebbe venire in ogni caso, no?
Oppure il femminismo sta nel fatto che Rag, l’unico elemento femminile del film, rappresenti la luce, come recita il titolo (solo il titolo), ovvero la speranza di quel mondo in rovina?
Anche questo ha poco senso e non mi sembra sia quello che racconta il film. Per il protagonista Rag è luce in quanto sua figlia e non in quanto femmina.
In fondo l’unica realistica speranza di un mondo senza donne (o senza uomini) sarebbe un miracolo, quello in cui effettivamente sperano gli unici uomini buoni che incontriamo nel film, che poi però non fanno una bella fine oltre ad avere poco da dire anche loro.
Poi c’è quella scena che sembra infilata a forza, e non è l’unica, in cui il padre rassicura la figlia sul fatto che le sue gambe siano perfette così come sono e che non deve credere a tutte le sciocchezze che legge riguardo a come dovrebbe essere il corpo di una donna. Concetto giusto e scena carina, ma non serviva e non è credibile in questo contesto.
In fin dei conti Rag è cresciuta nei boschi, l’unica sua fonte di cultura è qualche libro (non ci è dato sapere quali) e i racconti del padre. Vi pare possibile che si metta dei problemi proprio sulla lunghezza delle sue gambe, con tutti i problemi che potrebbe avere e che non ci vengono mostrati. Messa così questa scena implica quasi che una qualsiasi ragazzina, anche quella cresciuta lontano da qualunque tipo di condizionamento, si metterebbe dei problemi riguardo al proprio corpo. Mah!
Ho letto inoltre, tra una recensione e l’altra, che il virus sarebbe una metafora della violenza sulle donne.
Mi ripeto: mah!
Trovo tutto questo davvero molto tirato per i capelli.
Io sono donna, non so se sono femminista nel senso istituzionale del termine, ma sono donna e, uomini - dico a voi! - ogni donna, e sottolineo ogni, sa quanto potete fare schifo. Vi dico che ogni donna lo sa intimamente, non solo come dato di fatto. Perché le basta camminare per strada, prendere un autobus, le basta alzare un attimo lo sguardo, e se anche non lo alzasse voi pensate di aver comunque il diritto di urlarle qualcosa, di allungare una mano, di non rispettare il suo spazio, di non rispettarla come persona. 
Se è vero che ovviamente non è di queste inezie che si parla quando si parla di violenza, vi assicuro che qui è però già evidente il suo seme, e sappiate poi che anche un’inezia può ferire in certe circostanze.
Dico questo solo affinché non pensiate che io sottovaluti il problema. Tutt’altro. Penso che chi lo sta sottovalutando e trattando in maniera superficiale, come fosse solo uno slogan figo da aggiungere a casaccio a qualunque sproloquio, è proprio chi ritiene che questo film lanci forte e chiaro qualche messaggio rilevante.
Certo, c’è l’amore genitoriale, c’è anche la cura per il prossimo, ma smettetela di mettere sempre in mezzo questo femminismo, che mi fate arrabbiare.


Certo potrei anche evitare di argomentare contro ogni cosa che leggo in giro riguardo ad un film e con cui non mi trovo d’accordo, potrei semplicemente limitarmi a dire la mia, ma allora che gusto ci sarebbe.

Io, in definitiva, non vi sconsiglio in assoluto di guardare Light of my life, personalmente mi ha lasciata molto perplessa, sembra qualcuno che voglia per forza parlare di un argomento su cui non ha niente di importante da dire. Però a molti è piaciuto; per le belle atmosfere, per le interpretazioni e per i dialoghi (per me inconcludenti, ma comunque ben scritti). Per cui se lo vedete o lo avete già fatto, passate qui sotto nei commenti a parlarne con me!

4 commenti:

  1. voglio vedere questo film, mi ispira parecchio xD

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    1. a molti è anche piaciuto parecchio, vai abbastanza sul sicuro! :)

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  2. Io sono una di quelle a cui è piaciuto, in effetti. Non in maniera esagerata, ma trovo che Affleck sia sempre molto malinconico e particolare, due aggettivi che ultimamente mi coinvolgono abbastanza.

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    1. Certo l'atmosfera è curata bene, è coinvolgente se si ama quel genere. Io non lo disprezzo, ma prediligo la sostanza sulle atmosfere... Con rare eccezioni 😉

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