Genti
tutte, anche gli Oscar li hanno consegnati ...e come li hanno
consegnati!
The
best moment ever: quando uno dei produttori di La La Land prende in
mano la situazione e strappa la vera busta dalle mani del malcapitato
annunciatore con una veemenza della serie “Scansati. Faccio io!”
Ha vinto. Per non parlare della nonchalance con cui quello che
stava finendo il suo discorso al momento della realizzazione fa “We
lost by the way, but you know..” Li ho adorati tutti.
E
il faccino triste di Damien sullo sfondo mi ha spezzato il cuore.
Poor boy, but you had best director!! Be happy! I'm happy!
Qui il video integrale dell'epic fail: https://twitter.com/THR/status/836097740195037186
Ahahah
non ho ancora smesso di ridere. Ma passiamo ai consigli per la
serata:
~
Vacanze Romane ~è un
classico e se non lo avete ancora visto è il momento di fare
ammenda. 10 candidature agli Oscar del 1954, vincitore di 3. É
sostanzialmente una favola, con la bellissima Audrey Hepburn nel
ruolo di una principessa che si scopre molto più affascinata dalla
vita reale che da quella regale.
Featuring
Roma e una Vespa.
●
Paramount
Channel h 21:10
~12
anni schiavo ~è
anche lui un protagonista degli Oscar. Nel 2014 fu nominato 9 volte e
portò a casa 3 premi, tra cui miglior film. É un film ambientato
nell'america della prima metà del 1800, tratto da una drammatica
storia vera, racconta di un uomo, un violinista, che venne rapito e
reso schiavo e del suo continuo tentativo di trovare infine giustizia
e tornare dalla sua famiglia.
Featuring:
musica di Hans Zimmer e almeno uno dei vostri attori preferiti.
Provate, ditene uno!
●
Canale
5 h 21:10
~X-men
- L'inizio~se
invece i film da Oscar non vi interessanoe
siete molto più da supereroi il palinsesto ci offre gli x-men.
Dovete sapere che con gli x-men ho un po' perso il conto ed è strano
perchè in realtà sono stati tra i primi supereroi al cinema che io
abbia conosciuto. Fatto sta che questo è della saga prequel e
protagonista dovrebbe essere un giovine professor Xavier, che con un
giovine Magneto, non ancora troppo Magneto, cerca di fondare la
scuole dei mutanti. Ma, come vi dicevo, non ne sono certissima. Voi
lo ricordate? Se no possiamo tutti fare un ripassino stasera.
●
Italia
1 h 21:10
In
ogni caso io via auguro di ♡
di passare una bella serata!
Torniamo
a leggere nel palinsesto il nome di Baz Luhrmann, ed è ben la terza
volta in tre settimane, questa volta con un film musicale abbastanza
unico nel suo genere. Le canzoni infatti non sono inedite, sono dei
riadattamenti di brani famosi e anche Nicole Kidman e Ewan MvGregor
gli prestano voce.
Colorato
ed esagerato come piace a Buz ~
Moulin
Rouge ~è
l'ennesima
Signora delle camelie, come la Traviata di Verdi, ma questa volta
protagonista non è la prostituta d'alto bordo, bensì la stella di
un locale notturno parigino in epoca bohémienne. Detto questo
potreste pensare "visto e stravisto", ma non fidatevi del
vostro istinto, una visione gliela dovete!
●Paramount
Channel h
21:10
~
Viaggio in Inghilterra ~
invece
è un dramma sentimentale che ha già una certa età, ma non ha per
questo perso in interesse. Protagonista è C.S. Lewis, lo conoscerete
come autore de Le cronache di Narnia. Lewis credeva fermamente
nell'esistenza di Dio e come tutti gli uomini di fede ha vissuto di
domande.
"Quando
si ama una persona non si vuole che soffra. Non lo si sopporta, si
vorrebbe prendere quella sofferenza su di sé. Persino io provo
questo, perché Dio no?"
D'altronde
la fede è più una voce buona per fare domande, una voce che non si
stanca di interrogarsi.
●La7D
h 21.30
Infine
su Rai4 alle 21.15 c'è ~
La
isla minima ~
un
thriller spagnolo quotato molto bene, ma non l'ho ancora visto per
cui ditemi voi se vale la pena o meno!
In
ogni caso io via auguro di ♡ di passare una bella serata!
Stasera
c'è uno dei miei film preferiti! Lo passano spesso in tv per cui può
essere che lo conosciate, ma si rivede sempre volentieri!
~The
Terminal~ Viktor Navorski atterra a NY e si trova sbarrato
l'ingresso negli Stati Uniti e impedita la possibilità di fare
ritorno nel suo paese dove è in corso un colpo di stato. Non
conosce l'inglese e non ha quasi nulla con sè, custodisce come un
tesoro una vecchia scatola di noccioline, probabilmente contenente il
motivo che lo ha spinto fino in america, ma è costretto a rimanere
all'interno del terminal dell'aereoporto, un non-luogo, uno spazio
adatto al passarre di miliardi di storie. Storie abituate a passare
senza lasciare traccia, impiegati abituati ad ignorarle, almeno prima
dell'arrivo di Navorski. Un ottimo team d'attori, un grande
Spielberg, un ottimo Jhon Williams... per un film a cui lasciare il
proprio cuoricino!
Paramount
Channel h 21:10
Altrimenti,
se avete voglia della classica commediola brillante americana, ma
all'inglese nell'umorismo, con Hugh Grant in quel suo classico ruolo,
che sempre gli riesce bene, allora optate per ~Che fine
hanno fatto i Morgan?~
a mio avvisoingiustamente quotato pochissimo su
filmtv.it, perchè in realtà è divertente e leggero. Cosa chiedere di più? I protagonisti sono i Morgan, coppia
divorziata che si ritrova a dover affrontare insieme un programma di
protezione testimoni... sappiamo come vanno a finire queste cose, no?
TV8
h 21:15
Se
invece l'umorismo inglese non vi sconfinfera e siete più per della
sana vecchia retorica hollywoodiana, ma specialmente se siete di quei
feroci detrattori di Nicolas Cage ;-) , allora date una possibilità
a ~The family man~
commedia familiare che trae
spunto dall'idea de "La vita è meravigliosa" di Capra,
film del '46, che nonostante l'età ha tutto il mio cuoricino, come
il sopracitato di Spielberg. Il protagonista è un uomo di
successo, che si sente realizzato nonostante sia solo, ma gli viene
data la possibilità di dare una sbirciatina a come sarebbe stata la
sua vita se avesse dato la priorità al rapporto umano... come sopra:
sappiamo come vanno a finire queste cose, no?
Rete
4 h 21:15
In
ogni caso! Passate una buona serata, con le persone a cui tenete...
perchè... sappiamo come vanno a finire queste cose, no?
Lee
fa il tuttofare, conduce un'esistenza misera, è solo e sembra aver
rinunciato da tempo alla sfida con la vita. Un giorno muore il
fratello, da tempo malato di cuore, così lui si trova costretto a
tornare a Manchester-by-the-Sea, sua città d'origine e luogo dove il
nipote sedicenne è appena rimasto orfano.
Qui
Lee (scusate il gioco di parole) sarà costretto a riaffrontare i
mostri da cui scappava, ma non tutti i mostri possono essere
sconfitti.
Devo
premettere che non sopporto l'enfatizzazione facile della scena
drammatica col rallentatore e musica barocca di sottofondo. (credo di
averlo già detto per Forza Maggiore) Mi fa proprio venire prurito!
Inoltre,
come gusto personale, non amo questo tipo di racconto. Non
fraintendetemi, adoro il realismo quando è fatto bene, e qui è una
bomba. I dialoghi veri e veramente sentiti dagli interpreti sono
la cosa migliore di questo film. Sembrerà un dettaglio, ma è un
dettaglio da Oscar.
Però
queste storie drammatiche con quel micro spostamento sul finale non
le capisco. Non rispondetemi con “la vita è così”. Ho anch'io
una vita. Il film è finzione, deve comunicare, non essere una
didascalia.
Per
me, o fai una tragedia o fai una commedia. (Così sembro troppo
estremista?)
Non
mi raccontate che è un film catartico, perché per me non lo è.
L'unico possibile momento catartico di questo film è quello
centrale, quello in cui finalmente comprendiamo l'enorme afflizione
del protagonista. Per cui penso che il mio parere su questo film si
sarebbe ribaltato se la suddetta rivelazione fosse arrivata più
avanti.
Abbiate
pietà per le mie tre stelline, rispecchiano un gusto personale, ma i
meriti di quest'opera so vederli anch'io. Ve lo dimostro:
Ha
il merito di non trasformare un racconto sul dolore in una lunga
lagna sulla sfiga (also known as #maiunagioia)
Casey
Affleck e Michelle Williams sono strepitosi e necessari
La
verosimiglianza. E badate che non è facile accontentarmi su questo
punto
Motivi
per cui, in alcune delle sei candidature agli Oscar, avrà anche il mio supporto.
(Scusa Andrew, so che ti sei impegnato un sacco... dai, anche se vinci
tu son contenta!)
In
conclusione, caro Lonergan, questo era solo il primo film tuo che
io vedevo, ora ne recupererò un altro. Perché bravo sei bravo, ma
spero di trovarne uno più estremo, dai confini più netti, come
piace a me. Se così non sarà mi accontenterò di gustare quella perfetta poetica della verosimiglianza.
San
Valentino. Seratina di romanticherie?? Ahahahah Peggio per
voi.
Nel
mentre il palinsesto ci offre due commediole romantiche di quelle
durante le quali ci si può anche distrarre un attimo che non succede
nulla. Comprendo la scelta.
Ma
di contro c'è anche uno di quei film che, anche a vederlo per la
centesima volta, se qualcuno ci "chiacchiera" sopra gli
lancio un cuscino... o un gatto, se malauguratamente si trovasse
sopra il cuscino. Ovvero:
〜Forrest Gump〜
che
dire se non che non potete non averlo visto! In caso vedetelo prima
che io venga a saperlo. Perchè non è un film, è un piccolo
viaggio. →Rete4 ore 21.15
〜Non buttiamoci giù〜
Se
invece volete qualcosa dal gusto più particolare e siete dei fan di
Nick Hornby allora Non buttiamoci giù fa al caso vostro. Un film non
perfetto, ma intrigante. Che succederebbe se una manciata di
personaggi diversi, ma tutti appesantiti dalle sfide della vita, si
trovasse contemporaneamente sullo stesso tetto con l'idea di buttarsi
giù? →Rai Movie ore 21.20
C'è
anche il Lincoln di Spielberg, ma io non l'ho ancora recuperato. Voi?
Hacksaw
Ridgeè uno dei
luoghi dove si è combattuto durante la seconda guerra mondiale
sull'isola giapponese di Okinawa.
Il
titolo del film ricorda quel combattimento, ma il protagonista è
Desmond Doss, obiettore di coscienza arruolatosi
nell'esercito degli Stati Uniti. Fu il primo obiettore a ricevere la
Medal of Honor, altissima onorificenza militare. Avete
presente quella che conferiscono a Forrest Gump? Ecco, quella.
Cito proprio lui perché molto c'è di Desmond Doss in quel noto
personaggio fittizio, anzi, documentandomi un po' mi sono fatta
l'idea che il Doss di Mel Gibson sia molto meno Forrsest di quanto lo
fosse quello reale.
Anche
Doss era solo l'idiota della compagnia.
“Mamma
diceva sempre che i miracoli accadono tutti i giorni...”
(Forrest
Gump)
è
con una fede simile a questa che Desmond, credendo nella
necessità della guerra ma non nello scendere a patti coi propri
principi, si reca in battaglia come soccorritore e lo fa
completamente disarmato.
Il
film si divide in due metà e alla fine, anche per questo, manca
un po' di coesione. Nella prima conosciamo il protagonista e la
sua famiglia e poi le difficoltà che incontrò durante
l'addestramento militare per via della sua scelta di non usare armi.
Nella
seconda parte invece, dopo un'ellissi temporale, siamo su una
scogliera giapponese in mezzo al conflitto e lì Doss, solo
quell'idiota che non voleva imbracciare il fucile, meriterà gli
onori militari, per aver coraggiosamente salvato la vita di una
settantina di commilitoni.
É
vero che il film nel suo complesso è bello e di forte impatto.
Tuttavia il peccato è notare che abbia tante potenzialità
inespresse e molti momenti che, seppur preparati in maniera
magistrale, scelgono di rimanere sempre un gradino al di sotto della
possibilità di essere originali. Motivo per cui alla fine dei
conti La battaglia di Hacksaw Ridge è un film meno
comunicativo di quello che avrebbe potuto.
L'arrivo
al campo d'addestramento, per esempio, è l'imitazione di qualcosa di
decisamente già visto. Anche ammettendo che sia una buona
imitazione la domanda resta: serviva davvero usare questo cliché
o è soltanto una delle cose che tende a portar via l'attenzione dal
vero nocciolo del racconto? Sono per la seconda ipotesi e anche nel
cliché romantico della prima parte io ho visto solo un
abbellimento fine a sé stesso e non del tutto necessario.
Si
sarebbe invece potuto puntare
con più forza
sul background di Doss. Nella prima metà avrei voluto vedere con i
miei occhi le ragioni di tutte le sue scelte e di tutte le azioni che
compirà poi. Questo invece avviene solo in parte.
La
figura
del padre,
reduce della Grande Guerra, alcolizzato e violento, che cerca senza
riuscirci di trovare un senso a quell'orrore di cui è stato
testimone, sarebbe stato un personaggio perfetto per raccontare
Desmond e i suoi principi apparentemente incompatibili col servizio
in un conflitto armato. Affidato ad un eccezionaleHugo
Weaving questo
ex militare è il ruolo meglio caratterizzato di quelli mostrati nel
primo tempo, ma comunque non quanto avrei voluto. É lui a dare al
figlio una certa visione del soldato,
che è quella che in realtà lo tormenta e non gli permette di
elaborare l'orrore che ha dovuto vivere. É lui a rappresentare il
pensiero di tutti: che il soldato deve essere uno pronto ad uccidere.
Un punto di vista che purtroppo sembrerebbe realistico, ma
miracolosamente non lo fu per Desmond. Lui rimarrà
sé stesso
e questo non solo salverà dalla morte decine di uomini, ma salverà
la sua stessa vita,
poiché forse il peso che rimarrà nel suo cuore sarà meno
soffocante di quello che portava il padre.
Io
non ho visto tutti i film di Mel Gibson.
Mi fermo a Braveheart,
che è indubbiamente un gran bel film, e Lapassione di Cristo,
controverso e sicuramente non adatto a tutto il pubblico, ma anche
questa un opera potente e di spessore.
In
ogni caso sapevo bene cosa aspettarmi dalla sua regia, ovvero una
certa propensione all'epicità,
un po' di solida retorica hollywoodiana
e racconti che hanno sempre uno scomodo comprimario: la
violenza dell'uomo.
Tutto
questo in Hacksaw Ridge
c'è ed è ciò che fa di Mel Gibson un regista con degli ottimi
numeri.
In
questo film però ho visto un eccessivo utilizzo del
rallentatore in alcuni momenti,
soprattutto nel finale,
che fatto così sembra quasi il trailer di un altro film, e qualche
momento in cui la rappresentazione della violenza
esce dal suo giusto confine. Quando è la rappresentazione stessa
dell'orrore a prevalere rispetto alla verità che vorrebbe
trasmettere, diventa brutta. E non penso che in questo lungometraggio
Mel Gibson ci sia cascato più di tanto, ma in alcuni momenti sì.
Direi tutti ascrivibili al momento del primo impatto col
campo di battaglia. Per il
resto è la violenza della guerra, non la violenza del regista.
Questo lo
dico per chi giudica un film appiccicandogli sopra la vita
dell'autore. Se giudicassimo un opera d'arte a partire dall'integrità
morale degli artisti che l'hanno prodotta, che ne sarebbe dell'arte?
E che ne sarebbe di noi? Giudici anziché meravigliati.
In
ultimo quell'altissima scogliera
che è Hacksaw Ridge nel film, gioca un ruolo fondamentale nel creare
tensione e drammaticità, ma è stato strano scoprire che nella
realtà era molto più bassa. In questo forse avrei cercato di
mantenere più attinenza ai fatti. La storia sarebbe comunque rimasta
una storia con dell'incredibile.
P.s.:
visto che siamo in tema di Festival di Sanremo e che una delle
canzoni per cui parteggio casca proprio a fagiolo, ve la allego.
Ermal
Meta dice
“ricordati
di disobbedire, perché è vietato morire”
Ed
è quello che fa Doss, per restare vivo, perché il suo cuore non
muoia come quello del padre, lui disobbedisce e resta obbediente ai
suoi principi, quel che succede dopo è miracoloso.
Per
restare vivi talvolta è necessario disobbedire, obbedire solo alla
propria coscienza, quella a cui qualcuno quando eravamo piccoli ha
insegnato l'amore.
“e
la fatica che hai dovuto fare da un libro di odio ad insegnarmi
l’amore
Le
possibilità sono due: o l'altra sera al cinema c'era una casuale
massiccia concentrazione di raffreddati, o metà della sala stava già
singhiozzando a
meno di metà film.
D'altronde
questa storia prometteva lacrime sin dal trailer
(che tuttavia non c'entra nulla col film... strano, vero?) e io
stessa mi aspettavo quella tipica enfatizzazione del dramma per fini
più commerciali che narrativi, invece sono stata felice di potermi
ricredere, soprattutto per quanto riguarda la sua prima metà.
Tratto
da un fatto realmente
accadutoLion
parla di Saroo, bambino indiano che una trentina di anni fa viveva in
povertà in una piccola cittadina, con la madre, una sorellina e un
fratello maggiore. Una
notte, seguendo il
fratello che esce per cercare di guadagnare qualcosa, gli succede di
addormentarsi dentro un treno che di lì a poco sarebbe partito.
Saroo si ritrova a Calcutta, ad alcuni giorni di viaggio da casa sua
e dove nessuno parla la sua lingua.
Tutto
il primo tempo lo
passiamo con Saroo bimbo, smarrito e spaventato. Il regista lo
racconta dal suo punto di vista, con la camera spesso ad altezza
bambino a
mostrarti come grande
diventi grandissimo
e cattivo
sia tragicamente
incomprensibile
quando sei piccolo.
Saroo
era piccolo in ogni senso. Il dramma
è che lo spettatore lo sa meglio del minuscolo protagonista quali
mostri lo inseguono. (e qui le lacrime di cui sopra)
Questa
prima parte è un racconto cinematografico bello e genuino, la musica
è l'unica cosa che ho trovato un po' troppo enfatica. Anche il
passaggio alla seconda
parte è ben costruito, in effetti.
Il bimbo, anche se molto più tardi di quando avrebbe dovuto, trova
finalmente l'aiuto di un adulto e la sua vita ricomincia in una
famiglia adottiva, in Australia. Qui anche la
fotografia (candidata
all'oscar) si tinge di colori diversi, perché il mondo che deve
raccontare è lontano, sempre più lontano dalla casa d'origine di
Saroo. È in quel mondo che il bambino cresce e comincia a smettere
di pensare a tutto ciò che ha passato.
Entrando
poi nella seconda parte
del film tutto diventa
meno compatto e più diluito. Sono passati vent'anni dall'adozione e
ora Saroo è grande e cerca la sua strada nel mondo, ma quel suo
passato irrisolto e ingombrante, anche se quasi dimenticato, lo porta
inevitabilmente ad un vicolo cieco. Solo riuscendo a tornare indietro
potrà infine andare avanti.
Qui
la sceneggiatura
(candidata all'oscar) avrebbe potuto sfruttare due o tre tematiche
davvero interessanti e
che avrebbero fatto da chiosa perfetta a quell'inizio racconto.
Invece preferisce inserire nuovi temi, che però vengono diluiti
anziché delineati con lo stesso carattere che ha la prima parte:
come la relazione con la fidanzata (importante, ma annacquata) o la
ricerca con Google Earth per ritrovare casa.
Eppure,
come dicevo, di temi forti ne erano già stati messi in tavola
parecchi. Uno su tutti quello dell'adozione,
raccontato attraverso la figura della madre australiana, un
personaggio complesso interpretato da una sempre perfetta NicoleKidman(candidata
all'oscar) che hanno però ridotto a poche apparizioni. Sono solo
alcune brevi scene, ma sufficienti a farmi capire che quella mamma
era una parte importante della storia. Quella mamma che me ne ha
tanto ricordata un'altra apparsa di recente sul grande schermo: la
linguista di Arrival.Sono
due donne che hanno fede nel loro futuro, conoscono la strada che le attende
e sanno che il percorso sarà duro, ma è il loro percorso, solo così
saranno in pace econosceranno la bellezza della vita; solo
abbandonandovisi e scegliendola comunque.