Light of My Life è ora in sala, film drammatico scritto, diretto ed interpretato da Casey Affleck (Oscar come miglior attore protagonista per Manchester By The Sea)
Per i miei gusti Light of my life non comincia bene, ma benissimo.
Un padre e una bambina, forse sua figlia, sono sdraiati l’uno accanto all’altra dentro ai loro sacchi a pelo, la luce è fioca e calda, in sottofondo si sentono i rumori di un bosco e l’uomo sta cercando di improvvisare una storia della buonanotte per la ragazzina. La storia, che non è una qualunque, viene raccontata in tempo reale, è una vera favola anche per lo spettatore, e i primi dieci minuti di film passano così. Alla fine della favola Rag, la figlia, pone una domanda bizzarra, chiede: “Sono l’unica ragazzina della mia specie?” Comincia a venirci svelata solo qui la realtà che circonda i due protagonisti. Siamo infatti in un imprecisato futuro distopico in cui un virus mortale ha decimato la popolazione femminile mondiale.
Una scena di partenza di questo livello ti fa delle promesse che a mio avviso, purtroppo, da lì in avanti non sono state mantenute. Non ho trovato nessun altro momento padre-figlia all’altezza di questo primo, e soprattutto non ce n’è stato uno che si inserisse nella stessa scia per dare organicità al film.