Anche
se può sembrare che gli manchi qualcosa. Ripensando ai vari momenti del film ho capito che contiene più cose di quelle che si riescono a cogliere
durante la visione, ma vi dirò quella che è stata la mia percezione.
Racconta
principalmente, con inquadratura stretta sulla first lady,
i momenti e poi i giorni che succedettero l'assassinio
dell'allora presidente degli Stati Uniti JFK, fino al suo funerale.
É il novembre del 1963.
Ogni
elemento del film ha una precisa collocazione, e questo è
perfettamente percepibile se mettiamo a confronto la resa
narrativa delle immagini, con la loro effettiva semplice
composizione, quasi statica. Luci, sfondi, simmetrie, colori,
riflessi, è tutto volto a rendere eloquente, e in amniera solenne, quel particolare momento del
racconto.
Protagonista
indiscusso in Jackie è il volto della First Lady,
come a sottolineare che questo film vuole essere un ritratto. Un viso su
di un quadro che con sapienza d'artista, con piccoli dettagli o con
un'ombra quasi invisibile su un angolo della bocca, può alludere ai
moti dell'animo umano.
Jackie
è proprio questo.
A
supportare il tutto una Natalie Portman nascosta dietro una
fedele riproduzione della vera Jackie e persino della sua strana
parlata.
Il
ritratto che Larraìn, il regista, ne tira fuori non è di
facile lettura.
Disperata, shoccata dall'accaduto, eppure così
consapevole del suo status, che non può e non vuole
abbandonare.
"Io
non fumo" dice la vedova al giornalista, mentre tiene tra le
dita l'ennesima sigaretta.
Ha
quasi due volti.
Uno
è quello di quando non vuole togliere il completo sporco di sangue,
perché la gente veda “quello che gli hanno fatto”, l'altro
quello di quando finalmente, sfila le calze insanguinate con le mani
che le tremano, sola nella sua camera da letto.
Ma
è un attimo. I due volti si confondono continuamente. In fin
dei conti anche la casa in cui si trova è “del popolo”.
Jackie
cerca di dare ad un tragico evento un senso, ma prima di tutto deve
dargli un senso storico, un senso mediatico, un senso che
rimanga a segno eterno per il popolo americano. Il fatto che lei
desideri solo la morte è un altro discorso. O forse è lo stesso,
forse nell'esporsi pubblicamente sperava di fare la stessa fine del
marito. Tutto si confonde.
In
ogni caso, una settimana dopo la morte del marito, Jackie rilascia
un'intervista, blindatissima, in cui riferisce che prima di
andare a dormire suo marito amava ascoltare dischi e che il finale
del musical Camelot era il suo pezzo preferito.
Finale
atto politico della ex First Lady.
Those
are the legal laws.
The
snow may never slush upon the hillside.
By
nine p.m. the moonlight must appear.
In
short, there's simply not
A
more congenial spot
For
happily-ever-aftering than here
In
Camelot.
Camelot:
un regno immaginifico, ma idilliaco, dove i politici siedono ad una
tavola rotonda. Nella cultura popolare degli Stati Uniti Camelot
venne poi accostato alla presidenza Kennedy.
Così
l'uomo diventa leggenda.
Per
cui cosa manca a questo film?
Quello
che manca in ogni ritratto, uno contesto che non sia un semplice
sfondo, ma soprattutto mancano le reazioni dei destinatari del
ritratto.
Che
non sono realmente assenti.
Li
intravediamo riflessi sul finestrino della macchina da cui Jackie
guarda. O in quelle vetrine di negozi d'abbigliamento, in cui
imperversano completi simili a quelli indossati dalla moglie del
presidente.
Ma
c'è da dire che forse questo non basta a coinvolgere appieno lo spettatore.
Jackie non
è riuscito a convincermi del tutto, molto semplicemente
mi è sembrato che mi mancassero delle informazioni. Paradosso per questo film in cui nessun segno è casuale. Eppure...
In fin dei conti non è una cosa grave, un film che ti lascia il desiderio di conoscere altro a riguardo, è meglio di uno che millanta di averti detto tutto il possibile!
Indubbiamente elegantissimo, ma l'ho trovato freddo e impersonale.
RispondiEliminaColpa, forse, di una protagonista antipatica come poche, mamma mia...
Difficile a dirsi cosa non convince... secondo me impersonale o freddo non è, ma perchè sia un racconto gli manca un appiglio, è un ritratto
EliminaCapisco benissimo il tuo punto di vista, è comune a quello di molti altri critici e blogger. Domanda: avevi visto altri film di Larraìn in passato? Te lo chiedo perchè la (presunta) "freddezza" fa parte in realtà di uno stile ben preciso del suo regista, a cui effettivamente bisogna prima abituarsi un po'...
RispondiEliminano infatti recupererò per farmi un'idea!
EliminaComunque non lo definirei freddo, anzi lo stile registico mi è piaciuto. Sono ancora perplessa su cosa mancasse a questo racconto :)
Magari nulla, semplicemente non mi è arrivato
Non ho ancora visto il film, ma ho notato che sicuramente stimola riflessioni interessanti... spero di recuperarlo presto.
RispondiEliminaSì è così! Aspetto la tua riflessione :)
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