lunedì 28 dicembre 2015

...nel frattempo ho riflettuto troppo su Mommy di Xavier Dolan


Produzione Canada|2014
Regista, sceneggiatore, co-produttore, montaggio, costumi (nient'altro???) Xavier Dolan

Con Anne Dorval|Antoine-Olivier Pilon|Suzanne Clément


!Attenzione presenti spoiler,
ma soprattutto divagazioni!


Torno dopo una lunga pausa non premeditata e nel frattempo ogni tanto riprendevo in mano questo post.
Quello che in tanti dicono di questo film mi lascia un po' senza parole. Forse perché ho un concetto differente di memorabile, o addirittura un diverso concetto di contenuti pregiati.
Forse è per questo che non mi decidevo a parlarne, ma visto che mi è stato consigliato pubblicamente (in questo articolo) non posso evitarlo più a lungo.

A inizio film, alcune didascalie ambientano la storia in un Canada pseudo distopico nel quale un governo alternativo ha emanato alcune leggi piuttosto controverse e tra queste quella che permette ai genitori di minori con problematiche comportamentali di affidare i propri figli alle strutture ospedaliere senza nessun ulteriore procedimento medico o burocratico.
In Mommy ci sono una madre sola e suo figlio adolescente e problematico, irascibile a livelli fortemente impegnativi, iperattivo e che fatica a gestire ogni sentimento, positivo o negativo che sia. Inizialmente si trova in un istituto, ma ne combina una eccessivamente grossa e viene cacciato via. La madre lo riprende con sé, convintissima. Anche dopo che una dipendente del centro che stava espellendo il ragazzo le consiglia di sfruttare proprio la suddetta legge. La convivenza è complessa, ma entrambi provano a fare la propria parte, ognuno a modo suo, ovviamente.
Chi in principio sembra non voler fare il suo lavoro è l'autore, che sceglie di molestare lo spettatore con un insolito formato quadrato e inquadrature strettissime sui soggetti.
Comunque una serie di dialoghi e situazioni ben realizzate e un tris di ottimi attori ti invogliano a rimanere e la storia procede su per giù come tutti si aspetterebbero da un film del genere: ritratto familiare estremo, pseudo intimistico, melodrammatico.
I due infatti conoscono una loro vicina, a sua volta piena di problemi. In un qualche modo lei entra a far parte della loro vita familiare e presto si scoprono tutti felicemente in equilibrio coi propri guai.
Durante la scena culmine della loro fase di ritrovata serenità questo ossimoro di ragazzo, dolce e aggressivo, con un movimento liberatorio delle braccia, sfiora i confini dell'inquadratura e li sposta allargandoli fino al classico formato rettangolare. In quel momento anche chi sta guardando si ritrova ad esultare, a rilassare la fronte inizialmente corrugata per lo sforzo di seguire quelle immagini poco confortevoli.
Ah, ma allora era tutto voluto! Ah, c'è pure lo stratagemma pseudo innovativo. (ma è tutto pseudo in questo film) Vediamo come va a finire questa storiella di ordinaria follia familiare.
Ma qui casca l'asino perché il film non prende una direzione chiara, cosa che a questo punto avrebbe dovuto fare, e il racconto non decolla mai. Sto parlando della storia, del filo rosso, non c'è.
Ma intanto, parlando delle trovate formali ed estetiche del film, il formato torna quadrato non appena il fragile equilibrio dei tre crolla di nuovo e poi arriva a riallargarsi e così via. Però dopo quella prima scena in cui questo avveniva giusto giusto nel momento migliore ed era sottolineato dall'azione del protagonista, i cambi successivi passano in sordina o finiscono per risultare un fronzolo inutile e forzato. Quindi questo stratagemma che poteva essere parte rilevante della narrazione fallisce, a mio parere, appena sceso in campo.
E dopo il modo di raccontare perde sostanza e consistenza il racconto stesso. Soprattutto nella sua conclusione. Infatti la famigliola passa un'altra serie di grossi guai, ma “loro si amano e quindi se la cavano” (questo ovviamente non è sufficiente).
E un giorno tornando a casa da una serena gita al mare, Die, la madre, ha una visione del loro futuro, una visione alla “famiglia del mulino bianco” (l'equivalente americano), e rendendosi conto che quello non poteva essere per evidenti ragioni un futuro possibile prende la sofferta decisione di far rinchiudere suo figlio in un ospedale psichiatrico. 
Dico io: questa tizia ne ha passate di cotte e di crude, di molto peggiori del rendersi conto che la sua vita non potrà combaciare con l'ideale della pubblicità, ti pare che sia questa la ragione che la porta a mollare la presa con suo figlio? E se è questa alla fine mi chiedo, a cosa serviva questo racconto, cosa voleva comunicare? E la risposta è ardua dato che il film è sostanzialmente questo: tre personaggi che si muovono in un mix di ambiguità, cliché e solo alcune trovate interessanti.
O l'ho frainteso io o è semplicemente un film del tutto fine a sé stesso.

Questo cinema non giudica, non crea un dibattito, un'idea, e nemmeno mi da gli strumenti per farlo. Punta tutto sulla suggestione, ma alla fine è il vuoto ciò che resta e ciò che si crea. L'arte non dovrebbe essere l'opposto?
Il cinema è finzione e diceva Flaubert che l'arte è tra tutte le menzogne quella che mente meno. A volte invece questa finzione capace di raggiungere grandi e piccoli diventa una bugia o peggio un'illusione di verità. Trovo tutto ciò scorretto.

Ma voglio comunque capire: perché la maggior parte di quelli che l'hanno visto lo hanno eletto capolavoro?
Questo post era dieci volte più lungo ma preferisco tagliarla qui e rivolgermi a chi legge. Che il dibattito sia aperto! (con educazione, s'intende)

9 commenti:

  1. Il dibattito, Sam, non c'è, secondo me. I gusti sono gusti, semplicemente, l'emozione è emozione. E Mommy, un miracolo di immagini, suoni, percezioni, l'ho trovato emozionantissimo. Alla scena con Einaudi in sottofondo, ad esempio, ho pianto il mare, eppure non ho mai vissuto (fortunatamente) una situazione simile. Mi ha spezzato il cuore in mille pezzi e nessun film, da allora, me l'ha rimesso in sesto o è stato così memorabile da fare altrettanto. Per me, ribadisco, il film più bello visto quest'anno - e non solo. E ti capisco: anche a me il film tutto forma non piace, ma qui ho trovato anche tanta, tantissima sostanza.

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    1. bhe io sostengo che il dibattito sia sempre possibile, e opportuno soprattutto. Se non per mettere o mettersi in discussione anche solo per dare ragione delle proprie convinzioni. Come hai fatto tu. Anche se secondo me l'emozione e basta non fa un capolavoro.
      Ma anche solo il fatto così come è raccontato ha qualche problema: c'era davvero bisogno di inventarsi una legge? Voleva a tutti i costi girare la scena drammatica della "cattura"?
      Comunquemeglio che la tagli corta pure qui o faccio troppe domande ;)

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    2. Be', c'è l'emozione ma anche un mare di tecnica. Il regista aveva venticinque anni: io, a ventuno, non mi sono neanche cucinare un uovo (no, non è vero, perché da quando la mia situazione familiare è più tragica che in Mommy mi sono rimboccato le maniche e guardato Cotto & Mangiato). In generale, la stima infinita verso qualcuno che - quasi mio coetaneo - eccelle in qualcosa che io non so fare. E un film del genere non saprei neanche pensarlo; non saprei neanche scomporlo e analizzarlo. Troppo indomabile, troppo libero.

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    3. La vita non è per niente un film, ma dato che Dolan sembra voler portare dei drammi sullo schermo, dovrebbe raccontarli in maniera vera. E la verità è quello che dici tu: rimboccarsi le maniche. Se avesse voluto avrebbe potuto raccontare questo. Invece il suo film è così libero che a mio parere non c'è. Nel senso che io prediligo un cinema con un filo rosso, un film che sappia cosa vuole raccontare. Se devo essere sincera lui non mi sembra avere le idee chiarissime su cosa raccontare. Però sarà una mia impressione personale :)

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  2. Mi sono piaciute le riprese, mi è piaciuta la colonna sonora, mi è piaciuto il modo in cui il film, da normale racconto di una storia "anomala", riesca ad un certo punto, grazie ad una scena particolare (quella in cui viene aperta l'inquadratura). Poi l'apoteosi, come dice Mr Ink qua sopra, arriva con la scena in cui c'è il pezzo di Einaudi!

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    1. è vero, anch'io ho visto cose belle prese singolarmente. E quella sequenza, per quanto bella io l'ho trovata così fuori contesto. Perchè come dicevo nel post è davvero il fatto che non possono avere la vita da ideale pubblicitario che la spinge a farlo rinchiudere? Dopo che la loro storia non era mai stata da ideale pubblicitario.

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  3. Io non lo considero il miracolo detto da molti, ammetto che è furbetto per certe cose, ma alla fine racconta una storia d'amore familiare. Di una madre che fa tutto ma che alla fine crolla sotto il peso della propria situazione e fa la cosa più discutibile ma, alla fine, l'unica possibile. Ed è lei la prima a soffrirne, ma lo fa per amore di un figlio così difficile e problematico, che altrimenti avrebbe avuto vita davvero difficile. E anche quelle inquadrature così assassine le ho viste come a simboleggiare una gabbia che nella quotidianità, affetti e gestione dei problemi inclusi, ci creiamo da soli.
    Posso capire che non piaccia. Il al momento sto lavorando come animatore per disabili e situazioni simili le ho già viste. Forse è proprio per questo che ho apprezzato così tanto quel finale così controverso, anzi, non avessi avuto alle spalle questa esperienza magari l'avrei recepito diversamente.

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    1. sì la parola miracolo ha un peso tutto diverso :) concordo.
      Però non concordo sul racconta una "storia d'amore familiare". Principalmente perchè non è chiaro quello che vuole raccontare e poi perchè lei poteva trovare altri modi per aiutarlo, anche allontanadosi da lui (perchè come dici tu a volte è necessario) piuttosto che quell'internamento forzato che il regista ha inventato. No? Oppure poteva spiegarci perchè questa scelta... in un modo più vero. Perchè la visione da pubblicità a me non convince.
      Sulle inquadrature hai ragione infatti non lo dicevo come difetto, ma solo come caratteristica. Ma lo stratagemma del respiro all'inquadratura viene subito meno purtroppo.

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  4. Ho letto con interesse la tua recensione Sam Gamgee, essendo una delle poche che ho trovato critica nei confronti di questo film. Ed ho voluto rivederlo per porre maggiore attenzione a diversi dettagli evidenziati nei vari commenti. Rispetto il tuo parere, ma rivedendolo l'ho apprezzato ancora di più e lo ammetto, mi è piaciuto moltissimo!

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